PRIMO DIBATTITO PRESIDENZIALE: LA CLINTON BATTE TRUMP, MA SOLO “AI PUNTI”

E’ di Hillary la vittoria del “First Presidential debate”. Dalla Hofstra University di New York, davanti a 100 milioni di spettatori, il primo dibattito tra i candidati alla Casa Bianca ha visto Donald Trump assai meno aggressivo rispetto agli scontri delle primarie repubblicane. E’ la prima volta in questa lunga campagna elettorale che i due contendenti si sono sfidati direttamente, faccia a faccia. Trump ha accusato la rivale democratica, ma mai con grande violenza; ha esordito menzionando le “cose terribili” che avrebbe potuto dire su Hillary Clinton e la sua famiglia – riferendosi ai vari tradimenti del coniuge – spiegando di aver deciso di evitarlo perché “non è bello”. La strategia del magnate, noto per i suoi attacchi sessisti e razzisti, è stata quella di risultare il più “presidenziale” possibile. Solo negli ultimi minuti del confronto il miliardario è sceso sul personale asserendo che la Clinton non abbia la “tempra” fisica per fare la presidente, prendendo spunto dal recente svenimento della donna dovuto a una polmonite.

Tanti i temi trattati, dall’economia alle tasse, dall’Email-gate alle tensioni in medio oriente, passando per Putin e Obama. Il moderatore, il conduttore della tv Nbc Lester Holt, è partito dall’economia chiedendo ai candidati come pensano di creare nuovi impieghi. Hillary ha risposto di volere la parità retributiva tra uomini e donne e una maggiore condivisione dei profitti da parte delle aziende. Ha spiegato che questa è l’eredità che vuole lasciare alla nipotina: “Oggi è il suo secondo compleanno”. La Clinton ha voluto fare l’occhiolino alla Middle Class citando più volte la propria famiglia, incluso il padre “che installava tappezzerie”, ponendo in risalto il contrasto tra lei e il miliardario Trump, rappresentato come un figlio privilegiato dell’élite. Secondo il candidato repubblicano, è necessario evitare che i posti di lavoro finiscano all’estero, principalmente in Cina e in Messico.

Quando il moderatore ha chiesto a Trump se avesse intenzione di rendere pubblica la dichiarazione dei redditi (cosa che finora, a differenza della Clinton, ha sempre rifiutato di fare), il candidato repubblicano ha risposto che lo farà quando Hillary diffonderà le “33.000 email che ha cancellato”. La rivale lo ha accusato di non voler rivelare i suoi redditi perché è in bancarotta oppure perché non paga né le tasse né i fornitori: “Forse non e’ così ricco come dice”, dice.

In tema di sparatorie e di divisioni razziali in America, argomento attualissimo dopo l’ennesimo afroamericano ucciso da un poliziotto bianco, Trump ha detto che “Dobbiamo riportare la legge e l’ordine”, suggerendo che ciò sia anche nell’interesse dei cittadini afroamericani. Il moderatore lo ha incalzato chiedendogli se le perquisizioni in strada che vuole legalizzare (sul modello di New York sotto il sindaco Giuliani) non porteranno a ulteriori discriminazioni nei confronti di afroamericani e ispanici.

Hillary, dal canto suo, lo ha accusato di razzismo per aver messo in dubbio che Barack Obama sia nato negli Stati Uniti, ma il candidato Gop ha sostenuto che le prime richieste al presidente Usa di pubblicare il certificato di nascita siano venute dal team Clinton durante le primarie democratiche del 2008. Notizia però risultata falsa e negata da da tutti i commentatori presenti.

L’ex First Lady ha parlato poi del presidente russo Vladimir Putin, ricordando che il rivale avesse invitato gli hacker russi a colpire l’America (e, secondo l’Fbi, tale sarebbe l’origine delle incursioni via web nel sito della Commissione democratica nazionale e nel sistema elettorale Usa). “Donald fa le lodi di Putin, ma Putin sta giocando la sua partita con noi” ha poi evidenziato la candidata democratica. Ma Trump ha replicato che “non sappiamo chi ci sia dietro gli attacchi hacker: potrebbero anche essere i cinesi, o qualcuno da casa sua”, ha ironizzato.

In politica estera la parola d’ordine è ovviamente per entrambi “sconfiggere l’Isis”. Cambia però il “come” arrivare al traguardo. Per la Clinton, significa appoggiare i curdi, combattere la propaganda estremista e distruggere la leadership del Califfato. Per il candidato repubblicano, l’Isis è cresciuto grazie al “vuoto” di leadership creato da Obama e dalla sua ex segretario di Stato.

I due pretendenti alla Casa Bianca, anche se hanno confermato due visioni opposte sul futuro dell’America, hanno evitato di alzare eccessivamente i toni: nessuno ha azzardato il colpo del ko, probabilmente per la paura di sbagliare il primo round del “Presidential debate”. Per giocare l’affondo finale c’e’ ancora tempo: nello specifico, i candidati puntano agli altri due dibattiti del 9 e del 19 ottobre. Intanto, il primo round l’ha vinto (seppur “ai punti”) la candidata dem: un sondaggio lampo della Cnn ha dato vincente Hillary a parere del 62% degli intervistati.