Jeton Neziraj e “The Handke Project”: “La democrazia va difesa”

Il regista kosovaro debutta, il 2 febbraio al Rifredi di Firenze, con uno spettacolo teatrale che richiama alla responsabilità sociale delle forme d'arte

Jeton Neziraj
Foto © Majlinda Hoxha

Stravolgere i fatti in nome della libertà d’espressione. Possibile, laddove l’autorevolezza della scrittura lascia il posto alla veicolazione delle proprie idee, tralasciando il dettaglio, fondamentale per chi comunica, di raccontare la verità dei fatti. Il presupposto di partenza per le autarchie e persino le dittature, forgiate dalla propaganda ancor prima che dal consenso. E, chiaramente, dalla negazione del loro lato oscuro, repressivo, anche se evidente. “The Handke Project”, spettacolo teatrale diretto dal regista kosovaro Jeton Neziraj, parte da qui. E qui si ferma, lasciando allo spettatore il compito, arduo, di misurarsi con gli effetti diretti di una libertà d’espressione che contravviene agli obblighi della responsabilità sociale. Esattamente quanto accaduto con gli scritti del Premio Nobel Peter Handke, sostenitore di Slobodan Milosevic e avallante, tramite la sua opera, l’ideologia della “terra bruciata”.

The Handke Project

La prima è attesa il prossimo 2 febbraio, presso il Teatro di Rifredi, a Firenze. Un confronto col pubblico italiano che Neziraj ritiene fondamentale, anche nell’ottica di un’europeizzazione del Kosovo e dei Balcani in generale, della quale ha parlato di recente anche la premier Giorgia Meloni. Co-prodotto da MittleFest e Teatro della Pergola, “The Handke Project”, come spiegato da Riccardo Ventrella, della Fondazione Teatro della Toscana, evidenzia uno “sguardo in quest’area così delicata e così importante, come i Balcani meridionali, dove c’è una scena culturale estremamente vivace. Il Kosovo è un Paese incredibile, con una scena culturale e teatrale molto viva e vitale. E il teatro di Jeton solleva delle domande sulla storia più recente, molto interessanti. Un teatro che si vede con grande difficoltà in Italia”. Del resto, la guerra in Ucraina ha riacceso i riflettori anche sui progetti di estensione dei confini politici del Vecchio continente. Anche alla luce delle sfide che ingaggiano i Paesi, membri e aspiranti tali, sul campo della democrazia. O meglio, della sua difesa.

The Handke Project
Foto: Ufficio stampa

Il Kosovo e l’Europa

“Il Kosovo – ha spiegato Jeton Neziraj a Interris.it – è un Paese favorevole all’Europa più di qualsiasi altro in quest’area geografica. Si sente veramente parte della grande famiglia dell’Unione europea. È una questione di valori condivisi con quelli dell’Europa e anche del senso di sicurezza che la gente sente a essere parte di questo organismo”. Per questo, ha sottolineato, “è importante, per la gente del Kosovo, essere parte di questo sistema di idee e di questa visione europea. Combattere i nazionalismi non è qualcosa riservato solo ai Balcani ma tutta l’Europa dovrebbe farsi carico di questa battaglia. Questo spettacolo si inquadra in questo contesto. Qualcosa che fa parte dei valori dell’Ue ma di cui troppo spesso ci si dimentica”.

Difendere la democrazia

Di sicuro, leggere la storia contemporanea dei Balcani attraverso lo sguardo controverso di Peter Handke significa posare sguardo e mani su una ferita ancora aperta. Lo scrittore, come spiegato da Neziraj nella conferenza di presentazione, “ha apertamente supportato Milosevic e ha negato i crimini che ha commesso nell’ex Jugoslavia. Nei suoi libri, ha modificato radicalmente la verità dei fatti, soprattutto in relazione al genocidio di Srebrenica”. L’obiettivo, in sostanza, è quello di utilizzare la figura del Premio Nobel “come illustrazione, fenomeno, rappresentazione” di un modello europeo che fatica ancora a fronteggiare i nazionalismi. “La democrazia – ha ricordato Neziraj – non è scontata. E ci sono casi in Europa in cui le tendenze autocratiche e autoritarie rischiano di prevalere. Io penso che noi, come artisti, abbiamo il dovere di tenere il segnale acceso, non dormire ma segnalare questi rischi”.