Christchurch, le nuove dichiarazioni di Tarrant

Non colpevole, perlomeno non di tutti i reati a lui contestati. Parla in diretta video Brenton Tarrant, il suprematista bianco a processo per la doppia strage di Christchurch, in Nuova Zelanda, risalente al 15 marzo scorso. Nel suo momento di testimonianza, Tarrant ha detto di non essere colpevole di tutti i capi d'accusa mossi contro di lui, che aveva girato e postato un video in diretta dell'eccidio alle moschee della cittadina neozelandese e riempito calcio e canne dei propri fucili con i nomi di alcuni suoi “idoli”, tra i quali l'italiano Luca Traini e il responsabile del massacro di Utoya del 2011, Andreas Breivik. Tarrant, 29 anni, si trova al momento nel carcere di Paremoremo, ad Auckland, dove resta in stato di isolamento. Nel massacro di Christchurch trovarono la morte 51 persone, la maggior parte delle quali radunate in preghiera all'interno di due diverse moschee.

Gli eccidi

“Uno dei giorni più bui nella storia della Nuova Zelanda”: non aveva usato mezze misure Jacinda Ardern, premier del Paese, per indicare quanto accaduto a Christchurch, di fatto il primo attacco di tipo terroristico in una Nazione che, fino a quel momento, non aveva mai conosciuto violenze come quella. Secondo l'accusa, Tarrant si è avvicinato in auto dapprima alle due moschee, riprendendosi mentre imbracciava i fucili e si apprestava a compiere il massacro. Secondo gli inquirenti, l'uomo avrebbe addirittura modificato i caricatori dei suoi fucili semiautomatici (incluso un AR-15), così da ottenere una maggiore potenza e una più ampia dotazione di colpi. Non ci sono altri indiziati nel processo che si sta tenendo ad Auckland: alla primissima udienza, poco dopo la strage, Tarrant si era presentato a piedi nudi, scoratato dagli agenti e con indosso la divisa del carcere di Paremoremo, rivolgendo ai fotografi un gesto che, da molti, era stato identificato come l'ok rovesciato tipico dei suprematisti bianchi. Subito dopo il massacro, la Nuova Zelanda aveva deciso la messa al bando delle armi d'assalto, decisione a effetto immediato e condivisa praticamente da tutti i fronti politici e commerciali.