Chris Froome positivo al doping

Il mondo del ciclismo è sotto choc: Chris Froome, vincitore del Tour de France e della “Vuelta”, è risultato positivo al controllo antidoping durante il Giro di Spagna 2017. Una conferma, arrivata dall'Unione ciclistica internazionale (Uci), che ha lasciato di stucco fan e supporter. La sostanza a cui è risultato positivo l'atleta è il salbutamolo, un broncodilatatore, e l'analisi di un secondo campione ha confermato il risultato. Froome ha vinto la Vuelta il 10 settembre, tre giorni dopo il controllo in cui ha superato i limiti consentiti di quella sostanza. L'inglese si difende e nega di essersi dopato, aggiungendo che la presenza di salbutamolo nel suo corpo è dovuta a un farmaco che prende per l'asma.

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Il salbutamolo

Conosciuto anche come “albuterolo”, è un composto a breve durata d'azione, con attività di tipo agonista selettivo sui recettori beta2-adrenergici e viene utilizzato come farmaco per ridurre il broncospasmo in alcune condizioni patologiche come l'asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva. In Italia è venduto con il nome commerciale di Broncovaleas e Ventolin ed è disponibile in diverse forme farmaceutiche, tra cui sospensione pressurizzata per inalazione, soluzione da nebulizzare e sciroppo. Il salbutamolo è stato il primo beta2 agonista selettivo a essere commercializzato nel 1968 dalla società Allen&Hanburys con il marchio Ventolin e fu un successo immediato. Anche oggi viene usato per il trattamento dell'asma. Nel mondo dello sport è uno dei farmaci più utilizzati dagli atleti che soffrono di asma. Tuttavia, le norme anti-doping prevedono alcune restrizioni: i beta2 sono consentiti solo per uso terapeutico e per via inalatoria. Il salbutamolo per inalazione è consentito per un massimo di 1600 microgrammi nell'arco delle 24 ore, non superiore a 800 microgrammi ogni 12 ore. La Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, “presume che la presenza nelle urine di salbutamolo superiore a 1000 ng / mL o di un formoterolo superiore a 40 ng / mL – scrive in una nota – non sia un uso terapeutico previsto della sostanza e sarà considerata come una scoperta analitica avversa (AAF) a meno che l'atleta non dimostri, attraverso uno studio farmacocinetico controllato, che il risultato anormale era la conseguenza dell'uso della dose terapeutica (per inalazione) fino alla dose massima sopra indicata”.

Niente sospensione provvisoria

Nel caso di Froome, l'Uci fa sapere che il ciclista britannico non è sottoposto alla “sospensione provvisoria obbligatoria” in ragione della natura della sostanza incriminata. “L'Uci conferma di aver notificato al corridore un risultato d'analisi anormale (Raa) – si legge nel comunicato – per la presenza di Salbutamol in una concentrazione superiore a 1000ng/ml (nanogrammi per millilitro) in un campione raccolto durante la Vuelta il 7 settembre. Il risultato delle analisi è stato notificato a Froome il 20 settembre. L'analisi di un secondo campione ha confermato il risultato”. Nel test, l'atlela ha superato i 1000 nanogrammi per millilitro, limite consentito nel Codice mondiale antidoping. “Dovremo attenerci ai risultati delle analisi se l'atleta non sarà in grado di dimostrare attraverso una precisa indagine che questo risultato anomalo è una conseguenza dell'uso terapeutico (per inalazione) fino alla dose massima indicata“, conclude l'Uci.

La difesa di Froome

In un comunicato, il campione del Team Sky si difende affermando: “Tutti sanno che ho l'asma e conosco le regole, uso un inalatore per prevenire i sintomi (sempre entro i limiti consentiti) e so perfettamente che sarò controllato ogni giorno che indosso la maglia di leader”. E aggiunge: “Durante la Vuelta ho avuto un peggioramento dell'asma, quindi ho seguito il consiglio del medico della squadra e aumentato la dose di salbutamolo, come sempre, stando attento a non usarne più di quanto permesso”. Poi conclude: “Prendo molto sul serio la mia posizione di leader nel mio sport. L'Uci ha tutto il diritto di esaminare i risultati delle analisi e gli fornirò tutte le informazioni necessarie insieme al mio team”.

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Una carriera da campione

Vincitore di quattro Tour de France, una Vuelta e due medaglie olimpiche, Chris Froome, classe 1985, nasce in Kenya. A 22 anni gareggia per una piccola squadra sudafricana, la Konica Minolta, mentre nel 2008 passa alla Barloword, una più importante squadra britannica, con cui prende parte al Tour de France 2008 e al Giro d'Italia 2009. Arriva al Team Sky nel 2011, anno di svolta della sua carriera sportiva: vince la sua prima tappa alla Vuelta e si piazza al secondo posto in classifica generale a soli 13″ da Juan José Cobo e davanti al proprio capitano, Bradley Wiggins. Nel 2012 arriva secondo al Tour de France e conquista la medaglia di bronzo nella prova a cronometro alle Olimpiadi di Londra, stesso premio che ottiene a Rio de Janeiro nel 2016. Nel 2013 vince la sua prima maglia rosa. Si guadagna la vittoria della Grande Boucle per tre anni consecutivi, dal 2015 al 2017. Sempre nel 2017 si aggiudica la Vuelta, divenendo il primo ciclista a vincere due delle tre grandi corse a tappe nello stesso anno dal 1978. Secondo The Guardian, Froome è il ciclista più pagato del mondo: guadagna circa 4 milioni di sterline l'anno.