Il parroco di Ladispoli aggredito in chiesa dai ladri: “Li perdono”

Il parrocco don Isidoro li ha perdonati ma la giustizia farà il suo corso. I carabinieri della Stazione di Ladispoli, a conclusione di attività d’indagine, hanno individuato e denunciato in stato di libertà un uomo 59enne e una donna 56enne responsabili di rapina, in concorso. La vicenda risale al maggio scorso quando, a Ladispoli, all’interno della Chiesa del Sacro Cuore, la coppia è stata sorpresa dal parroco mentre armeggiava con fare sospetto nei pressi della cassetta delle offerte.

Aggressione e minacce 

Il sacerdote nell’occasione riusciva a fotografarli con il proprio telefono cellulare e mentre si accingevano a lasciare la chiesa ha notato che l’uomo aveva le tasche del giubbino piene di monete, verosimilmente prelevate dalla cassetta delle offerte. Il sacerdote pertanto si è avvicinato all’uomo invitandolo a consegnare la refurtiva ma quest’ultimo dopo aver afferrato un coltello a serramanico lo ha minacciato, dileguandosi a piedi con la donna. I carabinieri della stazione di Ladispoli, in base alle  indicazioni ricevute nella denuncia presentata dal sacerdote e acquisite le fotografie, hanno avviato l'attività d’indagine durata 6 mesi che ha consentito di raccogliere indizi di colpevolezza a carico della coppia residente a Cerveteri. I due sono stati così denunciati in stato di libertà alla procura della Repubblica di Civitavecchia alla quale dovranno rispondere del reato di rapina aggravata in concorso. “Io li perdono”, afferma don Isidoro, il parroco aggredito e minacciato con un coltello.

Accorgimenti da adottare

In Italia ai parroci, ma anche ai custodi di conventi, fondi o archivi della Chiesa, la Conferenza episcopale ha inviato un vademecum con i momenti e comportamenti più pericolosi (dalle scale da tenere sempre all'esterno al flusso dei fedeli), con capitoli su valutazione e riduzione del rischio di furto, tutela dei beni asportabili, salvaguardia dal degrado ambientale e collegamenti con le centrali dell'Arma. Per contrastare l'escalation di furti nelle chiese, Cei e ministero dell'Interno hanno da tempo comunicato ai parroci una serie di accorgimenti da adottare. E cioè: attenzione agli ingressi aperti quando non è in corso la funzione. Ancoraggi per i piccoli oggetti e illuminazioni adeguate per evitare zone cieche. Ma anche gestione degli impianti di sicurezza, prevenzione degli incendi e consigli pratici su cosa fare in caso di furto. Sono alcuni dei punti chiave delle nuove “Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici”, realizzate dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale con l'Ufficio Nazionale per i Beni culturali ecclesiastici. 

Beni trafugati

Il piccolo vademecum sostiene ogni parroco sul suolo italiano, sempre più investito nel doppio ruolo di custode delle anime dei fedeli ma anche di opere d'arte inestimabili. Il 40-42% di tutti i beni trafugati ogni anno in Italia viene preso dalle chiese, con oltre 2 mila episodi segnalati, proprio perché nelle 65.500 parrocchie sparse sul territorio sono custoditi secoli d'arte e architettura, capolavori volutamente esposti e fruibili al pubblico. E ai ladri. Tra i casi più clamorosi, ricostruisce Avvenire, il furto della Pala del Guercino dalla centralissima chiesa di San Vincenzo a Modena. In generale 9 volte su 10 il furto su commissione va all'estero. Se resta in Italia deve avere caratteristiche ben definite. Niente Caravaggio o Michelangelo, però. L'oggetto più rubato nelle chiese, dicono i carabinieri, oggi sono le coroncine in oro o bronzo delle statue dei Santi e delle Madonne: più piccole da portar via, anche in borsa, e facilmente smerciabili. Tutta la Chiesa è come un grande vaso di creta pieno di tesori, evidenzia il quotidiano dei vescovi, e spesso sono batoste su questo vaso da parte di chi vuole disperdere questo tesoro. La Cei lavora all'inventario completo dei beni ecclesiastici, con milioni di schede. E sono finora stati introdotti centinaia di impianti di sicurezza”. Tra i successi, sottolinea Avvenire, il ritrovamento della Madonna con Bambino e San Giovannino attribuita ad Agostino Masucci (XVIII sec). Rubato il 27 dicembre 1990 all'Arcivescovado di Milano, il dipinto era stato venduto a un privato in una casa d'aste come proveniente da una villa nobiliare di Verona, per esser poi ceduto a una Fondazione romana per 70 mila euro. E c'è anche la Dormitio Virginis di Andrea Bartolo (XIX sec), razziata dai nazisti nel '44 al critico d'arte americano Frederick Perkins, da Villa Sassoforte, a Signa (FI). Rintracciata online in un'asta a Londra, per donazione testamentaria andrà ora alla Basilica di Assisi.