Al via le celebrazioni per l'anniversario della Rivoluzione islamica

Sono iniziate in Iran le celebrazioni per il 41/o anniversario della Rivoluzione islamica, che portò alla caduta dello scià Reza Pahlavi nel 1979. Le commemorazioni hanno preso inizio tradizionalmente al mausoleo dedicato a l'ayatollah Ruhollah Khomeini, alla presenza della Guida suprema Ali Khamenei.

La storia

Le celebrazioni, iniziate oggi con la ricorrenza del ritorno in patria di Khomeini dopo 15 anni di esilio, e si concluderanno l'11, il “giorno della vittoria” della rivoluzione islamica nel '79. La rivoluzione islamica iraniana fu una serie di sconvolgimenti politici e sociali, avvenuti nel periodo 1978-1979 in Iran, che trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispira alla legge coranica (in arabo, “sharia”). Il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi conobbe negli anni 1970 un'ulteriore involuzione. Nel tentativo di fare dell'Iran la potenza principale del Medio Oriente, lo Scià accentuò il carattere nazionalista e autocratico del suo regno, impegnando la maggior parte delle risorse economiche del Paese nella costruzione di un potente e modernissimo esercito e nell'autocelebrazione della monarchia. La sua politica di modernizzazione della società, in particolare la cosiddetta Rivoluzione bianca, gli valse anche la crescente ostilità del clero sciita, che pure lo aveva sostenuto nel 1953 nella crisi che lo aveva contrapposto al Primo Ministro nazionalista Mohammad Mossadeq. Lo Scià alternò istanze modernizzatrici a spietate repressioni, impose alle donne di togliersi il velo senza concedere loro il voto, le ammise all'università di Teheransenza abolire i privilegi maschili in fatto di diritto matrimoniale e familiare, sostenne le moderne scuole laiche senza imporre la chiusura delle madrase del Paese, a partire dalla città santa di Qom. uest'ambivalente politica si espresse quindi in una modernizzazione appena abbozzata, superficiale e soprattutto ristretta ad una fascia molto limitata della popolazione. Tutto ciò aumentò il potere dell'esercito, veicolo di istruzione e di alfabetizzazione, che fu rafforzato e riorganizzato per svolgere un ruolo di sostegno alla politica del sovrano. Negli anni settanta la polizia segreta(SAVAK) compì arresti in massa, migliaia di cittadini vennero torturati e molti (si stima circa 7.000) vennero uccisi. Nel 1975 lo scià dichiarò illegali tutti i partiti politici, dissolvendo di fatto ogni forma di opposizione legale e favorendo la nascita di movimenti clandestini di resistenza. Tutte le forze di opposizione al monarca – di ispirazione religiosa, nazional-liberale e marxista – si riunirono intorno alla figura carismatica dell'Ayatollah Khomeyni, confinato in esilio, prima a Najaf, in Iraq, poi a Parigi, per aver apertamente criticato lo scià fin dal 1963. Le proteste di massa iniziarono nel 1978 proprio in reazione ad un articolo della stampa di regime che dileggiava l'Ayatollah Khomeyni avviando una spirale di manifestazioni di protesta che portarono al blocco del Paese. Le manifestazioni a favore dell'ayatollah si moltiplicavano mentre sempre più numerose erano le diserzioni nell'esercito, che l'11 febbraio annunciò il proprio disimpegno dalla lotta. A Bakhtiar non restò che darsi alla fuga.

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