La vita di Anna, una ragazza che vede solo il lato bello delle persone

MIchela Rebegea è la mamma di una giovane affetta da disabilità intellettiva grave. Nonostante le difficoltà: "Ci ha ha regalato l’umiltà di amare le piccole cose"

Foto di Elena Padovan

La nascita di un figlio è il momento più bello della vita di una donna. La prima sensazione che si prova è di rinascita, e non è un caso perché un figlio ti cambia la vita. Purtroppo però, a volte capita che la vita ti riservi qualche brutta sorpresa ed è quello che è accaduto ai genitori di Anna, una ragazza di venticinque anni di Camisano Vicentino, nata con una disabilità intellettiva grave che la rende più fragile dei suoi coetanei. Non si è mai capito che cosa sia davvero accaduto, l’unica cosa certa è che quel 24 marzo 1998 Anna è nata con un parto cesareo d’urgenza. Le ore successive sono state di apprensione perché la piccola non reagiva agli stimoli esterni. Ora Anna è una giovane donna, ma il ricordo di quel giorno è indelebile nella memoria dei suoi genitori. Interris.it ha intervistato sua madre, Michela Rebegea, donna forte arrivata in Italia dalla Romania con le tasche piene di desideri da realizzare e di buona volontà.

Michela, quale è stata la prima sensazione provata?

“Di smarrimento, non sapevamo che cosa fare perché mai e poi mai ci saremmo aspettati di trovarci in questa situazione. La mia è stata una gravidanza tranquilla in cui nulla ci aveva fatto presagire quello che invece poi è accaduto. Eravamo increduli e non avevamo nessuno con cui condividere questa grande sofferenza perché le nostre famiglie erano in Romania e a quel tempo non si viaggiava così facilmente. Un mese dopo la nascita di Anna è morta mia madre e mi sono sentita ancora più sola e piena di paura”.

Come sono stati i primi anni di vita con Anna?

“Ad un certo punto ti accorgi che non ti puoi fermare perché quella creatura indifesa ha bisogno della tua forza. Piano piano abbiamo fatto un percorso interiore di accettazione del dolore e solo quando lo abbiamo completato siamo riusciti a dare ad Anna tutto quello di cui aveva bisogno. La disabilità è una condizione difficile da affrontare e suscita in noi molte domande. Una di queste è che cosa accadrà quando non avremo più la forza che abbiamo oggi. Io e mio marito, dopo aver compreso che che questi dubbi potevano arrestarci, ci siamo uniti ancora di più e affrontiamo le difficoltà tenendoci per mano”.

Quali sono le problematiche che riscontrate?

“Durante gli anni della scuola è tutto più facile perché la società ha un’attenzione diversa verso chi ha una condizione di fragilità. Le cose cambiano quando questi ragazzi si affacciano nel mondo del lavoro. Per la società diventano adulti e se non si sanno adattare rischiano di diventare invisibili. E’ una sensazione davvero strana rendersi conto che dentro un corpo da adulta si nasconde in realtà una bambina con delle emozioni che a volte non sai come gestire”.

Come è cambiata la vostra vita con la crescita di Anna?

“Noi abbiamo adattato la nostra intera esistenza a lei. Io per esempio non ho più lavorato perché Anna ha bisogno di attenzioni che solo un genitore le sa dare. Lei ora frequenta un centro diurno per ragazzi con problematiche come la sua, ma da quando è cresciuta soffre di crisi di rabbia e di pianto e quando queste si manifestano lei ha bisogno di me. Purtroppo in Italia manca una legislazione che tuteli e riconosca il nostro lavoro di genitori di ragazzi con disabilità”.

Che cosa vi ha insegnato Anna?

“Lei ci ha regalato l’umiltà di amare le piccole cose. Anna è una ragazza ingenua, senza malizia, che scorge solo il lato bello delle persone. Quando ha le crisi ci si spezza il cuore, ma anche in quel momento comprendiamo di quanto lei sia importante per noi. Io e mio marito amiamo Anna con la sua disabilità e mai e poi mai vorremmo una Anna diversa, perché quello che ogni giorno ci dona è immenso”.