CANTONE: “SÌ A UNA LEGALIZZAZIONE INTELLIGENTE DELLE DROGHE LEGGERE”

Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, interpellato sulla proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis a Radio Radicale, dice sì a una “legalizzazione intelligente”: “Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata, o che servisse per evitare una serie di problemi di salute dei ragazzi. Adesso ho un po’ cambiato posizione. Credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità”.

La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis tornerà all’esame della Camera dei deputati a partire dal prossimo settembre su iniziativa dell’intergruppo parlamentare promosso dal sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. “Io credo che ci siamo cose su cui la proibizione resta indispensabile — rimarca Cantone — il proibizionismo sulle droghe pesanti è giusto, mentre sulle droghe leggere ci sono questi due argomenti, cioè evitare i contatti con la criminalità organizzata e consentire l’uso di droghe leggere controllate che siano il meno possibile trattate chimicamente e che quindi facciano meno male possibile. Questi possono essere argomenti che con una vendita controllata e quindi in qualche modo limitata potrebbero dare un senso” alla proposta del gruppo interparlamentare.

Pronte le critiche. “A Cantone, che oggi dirige l’Autorità anticorruzione – replica il senatore Maurizio Gasparri (Fi) – invierò i testi di Paolo Borsellino e di Nicola Gratteri che spiegano perché si debba essere contrari alla legalizzazione della cannabis. Cantone dimostra incompetenza e irresponsabilità. Per fortuna che Borsellino e i Gratteri dicono cose chiare in materia di lotta alla droga, mentre Cantone si iscrive al partito delle sciocchezze”. “Rifletta sul rischio che un allargamento del mercato attraverso la legalizzazione della cannabis possa far crescere i proventi della criminalità impegnata ancor di più nello spaccio di droghe più pericolose. Cantone offre argomenti miserevoli. Se mi dovesse capitare di incrociarlo in Parlamento – conclude Gasparri – gli dirò personalmente ciò che penso”.

Dello stesso tono Nicola Gratteri. “Uno Stato democratico non può permettersi il lusso di legalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini” dice il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, ribadendo il suo No all’ipotesi di legalizzazione delle droghe leggere. Gratteri argomenta con motivazioni economiche e di contrasto alla criminalità. Perché, se dal punto di vista economico “il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina e eroina”, è anche vero che “spesso la marijuana è il primo passaggio per arrivare poi all’assunzione di droghe pesanti”. Un’industria che non è affatto di secondaria importanza per la ‘ndrangheta: “Vi sono vaste aree dell’Aspromonte controllate dalle cosche in cui si produce marijuana. Così come accadeva nella stagione dei sequestri, quando il pastore che custodiva il gregge allo stesso tempo controllava il sequestrato, oggi — conclude Gratteri — fa da guardiano alla piantagione”.