Il maestro Lippi saluta la Cina, l’allievo Cannavaro vince

Marcello Lippi, 66 anni, ha deciso di dire addio definitivamente al Guangzhou Evergrande, dove da novembre era passato al ruolo di direttore tecnico lasciando la panchina a Fabio Cannavaro: per l’ex ct azzurro, tre campionati vinti di fila e  trionfo nella Champions League asiatica nel 2013. Dopo quasi 5 mesi dalla decisione Lippi ha scelto di lasciare definitivamente il club: stando a quanto riporta la Gazzetta dello Sport, a causa di tutto ci sarebbero delle divergenze strategiche e di mercato con la proprietà del Guangzhou Evergrande.

Il club cinese ringrazia l’ex allenatore toscano attraverso un tweet: “E’ dura dirsi addio. Grazie Lippi per tutto ciò che hai fatto per il Guangzhou Evergrande”. Marcello non sembra il tipo che alla sua età smetta di lavorare, anzi la sua esperienza e la voglia di cimentarsi in un ruolo dirigenziale lo avevano portato a un passo dal ritorno alla Juventus in qualità di direttore tecnico, prima che il club bianconero virasse per la rivoluzione di Antonio Conte. “Una volta conclusa l’esperienza in Cina, non farò più l’allenatore di un club, vorrei tornare a guidare una Nazionale e magari cimentarmi in un Europeo: non l’ho mai fatto”- dichiarò Lippi in una intervista di fine dicembre, due mesi fa.

Mentre il maestro va via, il discepolo Cannavaro conquista la prima vittoria da allenatore  nella Champions asiatica: l’ex difensore azzurro, ha cominciato soltanto dieci giorni fa la stagione con la sconfitta ai rigori nella Supercoppa cinese, ma nella partita inaugurale del girone H, la squadra cinese, allenata dal pallone d’oro 2006, ha vinto 1-0 contro il Seul grazie al gol del brasiliano Goulart, acquistato a gennaio per sostituire Alessandro Diamanti, tornato in Italia. Prossimo impegno ancora in Champions il 4 marzo contro i campioni asiatici in carica del Sydney Wanderers. “Non ho ancora avuto il tempo di rendermi conto della realtà che mi circonda. Spero di portare in Cina la famiglia l’anno prossimo, non voglio passare da qui come se fosse una panchina qualunque- dichiara Fabio alla Gazzetta dell Sport- Come allenatore cerco di curare ogni dettaglio, senza commettere l’errore di credere che i giocatori ‘vedano’ la partita come te allenatore. Dalla Italia penso che è meglio starne lontani, calcisticamente. Che pena vedere il mio Parma ridotto così: negli anni Novanta è stato un orgoglio italiano a livello internazionale, con grandi campioni. Ora è sull’orlo del fallimento e ancora stanno lì a rinfacciarsi e scaricare le responsabilità. Il nostro movimento sta scivolando sempre più indietro e nessuno fa nulla. Pensano soltanto a difendere le loro poltrone. A chi scrive che qui guadagno cifre assurde, rispondo che mi interessa solo crescere e fare esperienza. Poi torno… e vinco un altro Mondiale”.