M5S, Di Maio: “Se gli iscritti vorranno sarò il candidato premier ma ora nessun nome”

La strada per Roma passa dalla Sicilia per il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Con l’incombenza delle regionali isolane, l’esponente M5S prepara il terreno per le nazionali e, intervistato da Massimo Giannini e Jean-Paul Bellotto a “Circo Massimo”, su Radio Capital, ha spiegato che “se gli iscritti lo vorranno”, sarà “il candidato premier” dei pentastellati. Di Maio però precisa che “non sarà né un’incoronazione né un’investitura, dal giorno dopo non vediamo l’ora di presentare il nostro programma al Paese e faremo conoscere agli italiani tutti i nostri candidati ministri”. Fino a quel momento, comunque, “nessun nome: siamo una squadra”.

Di Maio: “Obiettivo alle politiche è il 40%”

Dopo Matteo Renzi, intervenuto in onda nella giornata di ieri, è toccato dunque al vicepresidente di Montecitorio dire la sua sulle prossime elezioni siciliane, da molti viste come un importante spartiacque in vista della tornata elettorale per Palazzo Chigi. E, come il segretario dem, anche Di Maio non vede in Sicilia una sfida nazionale: “Più che un test nazionale, il voto del 5 novembre lo vedo come un referendum: si può votare contro chi ha usato la Sicilia come un bancomat o votare per noi. E’ ovvio che il voto in Sicilia sarà un segnale utile. Anche nel 2012 dopo il successo in Sicilia siamo diventati la prima forza politica a livello nazionale”. A questo proposito, il vicepresidente della Camera ha spiegato che, alle politiche, “l’obiettivo è raggiungere il 40%. Nel 2013 nessuno pensava che diventassimo la prima forza politica del paese e poi è avvenuto, poi non mi prendo il merito del referendum, ma tutto è possibile ed io ci credo tanto”. A ogni modo, anche se non il M5S non arrivasse alla maggioranza assoluta, ha spiegato ancora, ” ci presenteremo alle Camere non per fare accordi o alleanze ma per dire alle forze politiche: dateci la possibilità di partire”.

“Cernobbio? Ribadito modello politico alternativo”

Con la sua recente partecipazione al Forum Ambrosetti di Cernobbio, era stata ventilata una possibile incrinatura nei rapporti con i vertici “anziani” del Movimento ma, soprattutto, una velata accusa di populismo: “Il fatto di essere chiamati populisti è anche dovuto al tentativo di associare il M5S a movimenti come quello di Le Pen ma noi abbiamo sempre respinto il tentativo di accomunarci a queste forze politiche. Se per populisti intendete che siamo gli unici a rinunciare ai voli di Stato e all’auto blu allora siamo populisti. Ma a Cernobbio ho ribadito che, quando pensiamo a un modello politico alternativo, guardiamo ai Paesi del Nord Europa per diventare una smart nation fondata sull’innovazione tecnologica”.