Sulle acque per guarire i malati

La navigazione è metafora di evangelizzazione fin dalle origini del cristianesimo. Una nave speciale, con un nome ancora più speciale. È, puntualizza l'Agi, la nave-ospedale Papa Francesco, destinata a portare assistenza spirituale e sanitaria ai malati, circa 700 mila  persone, nello Stato brasiliano del Parà, lungo il Rio delle Amazzoni. L'imbarcazione da alcuni giorni è ormeggiata al porto fluviale di Obidos. Lunga 32 metri, ospita il più completo ospedale galleggiante del Paese, con strutture per diagnosi, cura, ricovero e prevenzione in medicina, oftalmologia, odontologia, chirurgia. Comprende, riferisce l’Agi, un laboratorio di analisi, un'infermeria, una sala di vaccinazione e macchinari per esami di radiografia, ecografia, mammografia ed elettrocardiogrammi.

La globalizzazione delle solidarietà

L'equipaggio della nave-ospedale Papa Francesco è composto da dieci persone e venti volontari tra medici e paramedici, tra i quali docenti e studenti universitari.  “Anche oggi c'è bisogno di evangelizzatori appassionati e creativi, perché il Vangelo raggiunga quanti ancora non lo conoscono e possa irrigare di nuovo le terre dove le antiche radici cristiane si sono inaridite”, ha recentemente raccomandato papa Francesco riferendosi in particolare alle figure dei santi Cirillo e Metodio che evangelizzarono i popoli slavi. Ricordando il suo viaggio apostolico in Macedonia del Nord ha ricordato le suore di Madre Teresa incontrate a Skopje: “Sono rimasto colpito della tenerezza evangelica di queste donne e questa tenerezza nasce dalla preghiera dall'adorazione. Loro accolgono tutti ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi cristiani perdiamo la dimensione di questa tenerezza e quando non c'è tenerezza diventiamo troppo seri, acidi”; occorre praticare “la carità senza travestirla. E invece quando si fa la carità senza tenerezza, senza amore, è come se all'opera di carità buttassimo un bicchiere di aceto. No, la carità non è acida. La carità è gioiosa. Queste suore sono un bell'esempio, che Dio le benedica tutte loro”.

Foresta amazzonica

L'iniziativa della nave-ospedale, scrive l’Osservatore Romano, ha avuto origine nel luglio del 2013, con la visita del Pontefice a un ospedale della fraternità San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Papa Francesco domandò allora al sacerdote fondatore, frate Francisco Belotti, se erano presenti nella foresta amazzonica, ricostruisce l’Agi. Alla risposta negativa, il Papa replicò semplicemente: “Allora devi andare”. Così la fraternità e l'associazione di laici che la accompagna si fecero carico di due ospedali locali a Juruti e Obidos, due località situate lungo il fiume, che erano stati chiusi. Poi capirono che una gran parte della popolazione locale non era in grado di raggiungere gli ospedali e che toccava a loro di andare verso gli abitanti. Durante l'inaugurazione ufficiale della missione, il vescovo di Obidos, monsignor Bernardo Johannes Bahlmann, ha dichiarato che la realizzazione del progetto è stata “veramente un miracolo. Con l'aiuto di Dio, potremo raggiungere – ha proseguito il presule – e accogliere moltissime persone. Qui riusciremo a fare carità concreta, andando incontro ai più poveri, ai bisognosi e a tutti coloro che necessitano di cure particolari”.

La nave ospedale “Papa Francisco” per gli indigeni in Amazzonia – Video © AgenSir

Danno morale collettivo

Oltre alle cure saranno effettuati anche esami preventivi, specialmente per la ricerca dei tumori. “Molte persone, soprattutto nelle piccole comunità isolate, non saranno più costrette a recarsi nelle grandi città per trovare un medico, potranno essere visitate a domicilio”, si è rallegrato Bahlmann. “Sono fiducioso che saremo capaci di cogliere lo spirito dell'Amazzonia e che assisteremo a una grande conversione per portare uno sguardo nuovo su questa dimensione della Chiesa”, ha poi aggiunto. La costruzione dell'imbarcazione, sottolinea l'Agi, è stata possibile grazie a una convenzione con lo Stato brasiliano, che ha destinato al progetto i proventi di un indennizzo per danno morale collettivo a carico delle aziende Shell Chimica e Basf, in seguito a un incidente ambientale che causò a suo tempo 60 morti.

I padri della Fraternità San Francesco d’Assisi nella Provvidenza di Dio posano davanti alla nave-ospedale “Papa Francisco” – Foto © OFM