Religioso saudita contro i calciatori cristiani: “La FIFA vieti il segno della croce in campo”

L’intolleranza religiosa può invadere anche i campi di calcio. Lo testimonia Alarefe Mohammed, un religioso musulmano dell’Arabia Saudita, professore alla King Saud University di Riyad.

“Vietate ai calciatori il segno della croce”

L’uomo, attraverso il suo profilo Twitter, ha chiesto alla FIFA di non permettere ai calciatori di farsi il segno della croce sui campi da gioco perché – ha aggiunto – è un gesto che offende la religione islamica.

“Nei video di giocatori di calcio che giocano, si vede che quando vincono o segnano fanno il segno della croce sul petto. La mia domanda è: come mai le regole della FIFA non vietano tutto questo?”, ha scritto Alarefe.

Le preghiere dei calciatori musulmani

L’intervento del religioso saudita è stato riportato dal Daily Mail, che ha spiegato inoltre che tra i suoi diciassettemila seguaci sono molti coloro che hanno scritto messaggi critici verso questa proposta. Alcuni hanno ricordato che anche i giocatori musulmani fanno gesti relativi alla propria fede islamica in campo.

Uno di loro, l’egiziano Mohamed Salah, recentemente passato dalla Roma al Liverpool, ha l’abitudine di inginocchiarsi in direzione della Mecca e toccare il campo con la fronte dopo ogni gol.

Il precedente della maglia dell’Inter

Polemiche anti-cristiane in salsa calcistica da parte di alcuni settori dell’Islam si sono registrate anche negli anni passati. Nel 2007 un avvocato turco, Barsia Kaska, chiese alla Uefa di multare l’Inter perché nelle competizioni internazionali indossava una maglia con una grande croce rossa sul petto su sfondo bianco. La croce di San Giorgio (che è anche il simbolo di Milano) venne ritenuta dal legale turco offensiva verso i musulmani, perché ricorderebbe le Crociate.

Il cedimento del Real Madrid

Chi ha ceduto a questo tipo di interferenze religiose nell’ambito calcistico è il Real Madrid. La blasonata squadra spagnola ha deciso nel gennaio scorso di togliere la croce dal proprio simbolo presente in tutti i prodotti ufficiali venduti negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman. La decisione – ha comunicato la dirigenza madridista ai tifosi infuriati – per “non turbare la sensibilità” dei simpatizzanti di fede musulmana.