In Gran Bretagna lanciano la “caccia al musulmano”

Punish a Muslim Day, “Giorno del punisci un musulmano”. Così hanno chiamato l'iniziativa di dubbio gusto lanciata a marzo in Gran Bretagna da alcuni utenti dei social network. La “caccia” si sarebbe dovuta tenere il 3 aprile scorso, anche se non sembra siano avvenuti episodi di violenza rilevanti.

Al di là di ciò, restano deprecabili le intenzioni. L'invito è stato recapitato da anonimi per lettera a cittadini di Bradford, Leicester, Londra, Cardiff e Sheffield. Si tratta di una sorta di gioco a punti che vengono assegnati per determinati atti di violenza: 25 punti se si riesce a togliere il velo a una ragazza musulmana, 100 se se ne picchia uno, 500 punti per l’omicidio di un musulmano, e 2.500 se si bombarda la Mecca. “Sei una pecora come la stragrande maggioranza della popolazione?”– si legge nella lettera – “Le pecore seguono gli ordini e sono facilmente indirizzabili. Si sta permettendo alle nazioni a maggioranza bianca dell’Europa e del nord America di essere invase da coloro che non vorrebbero altro che farci del male e trasformare le nostre democrazie in stati di polizia a guida di sharia”.

L'allerta nella comunità islamica britannica è stata massima il 3 aprile scorso. Un messaggio diventato virale su WhatApp recita: “Sorelle, siete avvisate che il 3 aprile hanno indetto una giornata di punizione nazionale contro i musulmani, non andate in giro!”. E ancora: “Questo non è uno scherzo, c’è un piano con uno schema di punizioni e punti. Le punizioni includono togliere l’hijab, picchiare e persino lanciare acido. Che Allah protegga tutti noi.” In un altro messaggio, si invitato le persone di fede musulmana a non girare sole e anon frequentare spazi aperti.

La questione ha avuto una vasta eco. Mercoledì 14 marzo, durante una seduta del Parlamento, la premier Theresa May ha denunciato ciò che ha definito come un “comportamento inaccettabile e aberrante, che non ha alcun posto nella nostra società”. La lettera è stata infatti recapitata anche a Sajid Javid, segretario per gli alloggi, le comunità e il governo locale nel gabinetto del Primo Ministro britannico.