Schiavi del Bric

maurizio_piccirilliCesare Battisti (ahimè il nome di un eroe imposto a un assassino, terrorista, perché non si è mai ex se non ci si pente) fa la bella vita in Brasile nonostante l’ergastolo che pende sulla sua testa per quattro omicidi. La sua storia rimbalza di nuovo sulle prime pagine. Miracolato da presidente brasiliano Lula che gli concesse l’asilo politico, ha trovato un giudice che lo vuole espellere dal Brasile. Espellere non estradare, perché Battisti è semplicemente uno straniero senza permesso di soggiorno. Ma il terrorista Battisti non ha mai deficitato di angeli (o demoni) custodi, e così un avvocato ha fatto annullare l’arresto e il nostro terrorista- stupratore, che fu condannato per violenza su una disabile, è potuto tornare alla sua famiglia e alla sua vita di scrittore di romanzi noir che tanto successo e amici in questi anni gli hanno procurato.

L’Italia dei politici si agita. Il ministro Orlando si dice pronto a chiederne l’estradizione. Quelli di destra se la prendono con il governo Renzi, loro che quando ricoprivano cariche governative non hanno fatto nulla. Hanno capito il problema Cesare Battisti solo dopo che il quotidiano romano Il Tempo sollevò la questione. Il caso Battisti ha per molti versi tratti simili a quello dei nostri due fucilieri di Marina ostaggio della giustizia di New Delhi. Non me ne vogliano Salvatore Girone e Massimiliano Latorre per la comunanza, intendo riferirmi soltanto all’atteggiamento dei nostri governi verso Brasile e India. Un atteggiamento di inferiorità verso quei Paesi del Bric (Brasile-Russia-India-Cina) emergenti con le loro economie galoppanti.

Una dimensione che, al di là delle belle parole pronunciate per far estradare il terrorista Battisti o per far tornare in patria i nostri militari ecco che l’”economia” ci mette lo zampino. E forse per definire i due eventi è giusto definirli “affaire”, perché di affari si tratta.

Quando Cesare Battisti fu arrestato, la giustizia brasiliana giocava a rimpiattino passando la causa dai giudici federali a quelli giurisdizionali. Un po’ quello che da tre anni sta accadendo in India con i marò. Ebbene, mentre in Italia c’era la mobilitazione per far tornare nelle patrie galere il terrorista, il governo Berlsconi firmava contratti miliardari con il governo del presidente Lula. Accordi favorevole all’Italia non v’è dubbio, ma per ciò che riguarda diritto e giustizia sono rimaste solo le lacrime dei parenti delle vittime. E’ quello che sta accadendo con i due marò, Latorre e Girone. Gli affari tra Italia e India si aggirano sull’ordine di diversi miliardi e interessano non solo grandi aziende ma molte ditte medie che lavorano nel campo dell’agricoltura e dei mezzi tecnici. Così siamo più accondiscendenti con la Russia di Putin rispetto agli alti partner europei, nonostante Mosca abbia cancellato l’accordo per costruzione del South-Stream, l’oleodotto che dagli Urali avrebbe portato idrocarburi in Italia. Con la Cina evitiamo di parlare di diritti umani e lo stesso facciamo con le dinastie del Golfo che investono miliardi in Italia.

Battisti resterà a Copacabana a godersi il sole carioca con quel suo sorrisetto sardonico stampato sulla faccia. I nostri marò non sorridono, hanno il volto tirato di chi obbedendo a un ordine e fedele alla consegna sta subendo un torto. Se la “sindrome Bric” ci blocca, potremmo però fare qualcosa di concreto con i nostri partner europei, leggi Francia. Esaurita l’epoca della “dottrina Mitterand” che garantiva asilo ai terroristi di sinistra, oggi Oltralpe vivono almeno 30 terroristi delle Brigate Rosse. Tra gli altri Roberta Cappelli a Enrico Villimburgo, Giovanni Alimonti e Marina Petrella, tutti condannati per il caso Moro. Liberi e inseriti nella vita francese Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti chiamate in causa per gli omicidi Biagi e D’Antona. Qualcosa si può fare. Basta volerlo.