Bambini in vendita? Ecco cos'è successo a Bruxelles

Quanto avvenuto nelle scorse settimane in un lussuoso albergo di Bruxelles, in Belgio, non è passato inosservato: una fiera, giunta ormai alla sua quarta edizione, sull’utero in affitto, con tanto di espositori, opuscoli patinati, listini prezzi, cataloghi con le donne che si propongono come madri surrogate.

“Uomini gay che vogliono avere figli”

“La più grande conferenza nel cuore dell'Europa dedicata agli uomini gay che vogliono avere figli”, così è stata descritta dagli organizzatori, l’associazione “Men having babies” (“Uomini che hanno bambini”). Ce n’è per tutti i gusti: le potenziali “madri surrogate” sono donne bionde, more, magre o in carne. Ma non per tutte le tasche: per ottenere un bambino attraverso l’utero in affitto – riferisce Tempi – si pagherebbero cifre ingenti, che oscillano tra i 95mila ai 160mila dollari.

Nel cuore d'Europa

Curioso che una simile fiera si tenga a poca distanza dall’Europarlamento, che nel 2015 nell’altra sede di Strasburgo votò un emendamento in cui si “condanna la pratica che mina la dignità umana della donna” e si stabilisce che debba essere “vietata e trattata come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani”. A tre anni di distanza, tuttavia, la promozione di questa pratica alligna proprio nel cuore d’Europa, vicino ai gangli del potere politico, burocratico e finanziario dell’Ue. E questo avviene, malgrado nella maggioranza dei Paesi europei la maternità surrogata sia illegale. Si legge sul sito degli organizzatori di questa fiera: “In tutta Europa i gay che vogliono diventare padri si trovano di fronte a gravi ostacoli legali, culturali e finanziari”. Infatti le coppie interessate vengono indirizzate altrove: in Canada e negli Usa. Ma il mercato è florido anche nella più vicina Ucraina. Già nel 2009 un’inchiesta di Repubblica attestava che 60-100 coppie italiane si recavano a Kiev per questa forma di procreazione. E negli anni, come riferisce Notizie ProVita, il fenomeno ha registrato una crescita esponenziale.

Gandolfini: “Pratica incivile”

Quella di Bruxelles è “una fiera del cattivo gusto e della barbarie”, afferma Massimo Gandolfini, leader del Family Day. “Promuovere una pratica incivile come quella dell’utero in affitto – prosegue – sa di ritorno ai tempi dello schiavismo e del colonialismo”. Secondo il neurochirurgo, con l’utero in affitto si ledono due diritti: “quello del bambino di conoscere la propria mamma” e “quello della dignità del corpo femminile”, in quanto si tratta di esseri umani e “non di merce che può essere venduta e comprata come una casa, una macchina o un vestito…”. Gandolfini sostiene che si tratterebbe di “una compravendita tra committenti facoltosi e donne spesso indigenti”, le quali “accudiscono il bambino nel ventre per nove mesi, e poi se lo vedono strappare dopo il parto”. Per questo il leader del Family Day plaude all’appello che un folto circuito di organizzazioni ha lanciato all’Onu per chiedere ai Governi di “esprimersi pubblicamente a favore dei diritti delle donne e dei bambini, per la messa al bando dell’utero in affitto”.

Le battaglie

Gandolfini ricorda che battaglie analoghe le sta conducendo il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, di cui è presidente: “Siamo promotori di un disegno di legge in Senato a firma di Maurizio Gasparri nel quale si chiede di estendere il divieto all’utero in affitto, già contenuto nella legge 40, anche se questa pratica avviene all’estero”. L’auspicio del leader del Family Day è che nella riunione dell’Intergruppo parlamentare “Famiglia e Vita” prevista il 16 ottobre “si raccolga il maggior consenso possibile” al testo. Il calendario di Gandolfini è fitto di impegni anche all'estero, dal dal 18 al 20 ottobre sarà a Varsavia, ad un evento “voluto dai premier di Polonia e Ungheria e dai loro episcopati nazionali”, dove si getteranno le basi per creare un coordinamento internazionale che si batta “per difendere la famiglia e la vita”. Dalla capitale polacca lo sguardo sarà rivolto anche alle prossime elezioni europee. “Si parlerà di una nuova Europa – garantisce Gandolfini – fondata non solo su nuovi presupposti politici ed economici, ma prima ancora su valori sociali ed antropologici. L’auspicio è che il prossimo Europarlamento – conclude – avvierà un cambio di rotta per arginare la deriva che ha colpito il Vecchio Continente”. E per impedire che simili fiere si svolgano ancora.