Il cammino sinodale per evitare il pericolo di una nuova Babele

Il Cammino sinodale ha incominciato a muovere i primi passi a partire dall’anno pastorale 2014-2015  e ha avuto come tema “La gioiosa avventura di ricevere e annunciare Gesù”. In questi anni di tentativi di un cammino comune da una parte ci siamo scoperti come comunità “arcipelago” che rappresenta un ostacolo al cammino sinodale e dall’altra parte ci siamo proposti di rompere alcuni schemi pastorali legati al passato cercando collaborazioni anche al di fuori dalle mura della Chiesa, le cui porte devono restare aperte per uscire.

Con l’anno pastorale 2015-2016 dallo studio dell’Evangelii Gaudium è emersa una costante: senza sinodalità l’opera dell’evangelizzazione rischia la dispersione. Fin dall’inizio dell’Anno pastorale 2019-2020 affiorarono le difficoltà di proseguire il cammino sinodale .Se la sinodalità non diventa l’atmosfera in cui si respira la comunione trinitaria da cui germoglia, se non è un modo abituale di relazionarsi nella Chiesa, la programmazione di qualsivoglia Sinodo è destinata a deludere se non a fallire. Il confronto con gli organismi di partecipazione ecclesiale concorre alla  realizzazione di una pastorale integrata e missionaria, basata sulla comunione e sull’unità di missione. In sintonia con le Esortazioni Apostoliche Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia e Christus Vivit.

La pandemia del 2020-2021 ha rallentato il processo sinodale, ci ha fatto capire l’importanza delle relazioni personali, liberandole dalla preoccupazione dei numeri e delle strutture e facendo emergere il contributo di ciascuno. Una ulteriore spinta per un cammino sinodale, che si esprime attraverso un processo spirituale di comunione, ci è venuto da papa Francesco che nel 2023 ha indetto la “XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema:” Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.

Per quanto riguarda la Chiesa Italiana, il Santo Padre ha invitato la Chiesa italiana a ripartire dal Convegno di Firenze in vista di un processo di Sinodo nazionale, che attraverso varie tappe si concluderà nel prossimo Anno Santo del 2025. Dalle consultazioni avvenute nei diversi gruppi sinodali delle aggregazioni ecclesiali, dei membri degli istituti di vita consacrata e di altre istituzioni ecclesiali si possono evincere svariati punti di forza, ma anche di fragilità. Occorre reimpostare le relazioni, bisogna vivere l’oggi, prendere ciò che di bello e buono si è sperimentato anche in questo tempo così difficile, sintonizzando la mente e il cuore sul positivo che c’è da cogliere. Tra i temi che hanno bisogno di maggiore attenzione si ravvisano in maniera più ricorrente quelli dell’ascolto, dell’inclusione e dell’accoglienza, della formazione, del coinvolgimento dei giovani, della pastorale organica.

È stato sottolineato il bisogno di un ascolto di qualità, privo di pregiudizi che possa permettere ad ogni persona di aprirsi completamente, senza sentirsi guardati dall’alto in basso. È emersa la necessità di sapere ascoltarsi all’interno delle stesse realtà ecclesiali presenti nelle parrocchie e di sapere ascoltare coloro che sono più lontani, come i poveri e anche le istituzioni territoriali.

L’inclusione è fondamentale per la salute spirituale delle realtà ecclesiali. Essa si presenta sotto diverse forme, quali: accoglienza per tutte le realtà più o meno irregolari  in cui possono trovarsi i fedeli, apertura e riscoperta dei carismi di ciascuno, creazione di relazioni coinvolgenti ed empatiche, attenzione ai disabili e alle vecchie e nuove povertà (di valori,  di relazioni,  di affetto, di cultura). Questo richiede un’esperienza di Chiesa come famiglia che si fa compagna di viaggio di tutti, che coinvolga i lontani, che sappia, ad imitazione di Cristo, ascoltare ed andare incontro al cuore dell’uomo e che parli un linguaggio  più comprensibile.

Risulta importante la sinergia tra Chiesa, famiglie, scuole e associazioni operanti sul territorio. Si è auspica la necessità di collaborazione fra le parrocchie, fra le diverse aggregazioni laicali e dell’incremento delle mutue relazioni con i membri degli istituti di vita consacrata per superare il campanilismo  e incrementare il protagonismo e la corresponsabilità dei cristiani laici per superare il clericalismo.

Serve una Chiesa in uscita, aperta ai problemi della società, attenta alla tutela della nostra casa comune, costituita da cristiani più gioiosi di condividere il Vangelo, non solo all’interno delle quattro mura, ma in qualsiasi occasione sia possibile e opportuno farlo. A  servizio della nuova evangelizzazione. Per costruire una città terrena nella autentica libertà dei figli di Dio, nella fraternità universale , nella pace rispettosa della giustizia , nella testimonianza della carità  che rifletta l’amore del Dio vivente nella Comunione Trinitaria.

In un mondo contemporaneo messo a dura prova da guerre, pestilenze e carestie è utile richiamare un’esperienza amara: la confusione di Babele. Con il tentativo di costruire l’unità fra gli uomini a partire dal loro sforzo organizzativo che porta alla incomunicabilità ed autosufficienza, alla dispersione, alle violenze e alle guerre. Noi abbiamo la certezza che lo Spirito viene a riparare il disastro delle nostre divisioni riconducendo all’unità ciò che era disperso per un cammino comune sotto la guida dello Spirito. È attraverso il dono dello Spirito che il popolo esiliato e ridotto ad un ammasso di ossa aride ritrova la speranza e la vita e diventa popolo carismatico e profetico aperto a tutti i popoli. La visione di Ezechiele è molto eloquente a tal proposito. Non c’è nulla nella vita spirituale di ciascun credente e nella vita pastorale di ogni Comunità cristiana che possa sussistere a prescindere dalla vitalità che Dio ripone in noi mediante il soffio del suo Spirito. Gesù Cristo ci dona il suo Spirito che sazia la nostra sete di felicità e ci fa sperimentare una fecondità spirituale e pastorale impensata. Riconoscendoci figli nel Figlio ogni giorno ci è ridonata, nei sacramenti, la possibilità di vivere l’unità in tutti gli ambienti: in famiglia, in parrocchia, a scuola, sul lavoro, nel quartiere, in tutti gli ambiti della comunità ecclesiale e civile in cui ci troviamo.  La comunione, basata su un progetto di cui è autore lo Spirito santo, è la premessa di ogni costruzione. Invece dell’orgogliosa auto-sufficienza di chi confida solo nell’opera delle proprie mani noi facciamo l’esperienza della comunione attraverso la concreta appartenenza ad un popolo nuovo.

Nel vangelo Gesù si presenta a noi come la sorgente da cui scaturisce l’acqua dello Spirito Santo. L’acqua di Gesù è lo Spirito Santo, Spirito creatore e consolatore, che trasforma il cuore dell’uomo, lo svuota dalle oscurità e lo riempie di vita divina, di sapienza, di amore, di buona volontà, di gioia. Ognuno di noi ha sete di vita, di verità, di pace, di felicità, di amore, di eternità. Gesù può estinguere questa sete con il dono dello Spirito Santo, che è anche  l’Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente e che in noi zampilla per la vita eterna. Camminare insieme secondo lo Spirito deve costituire il nostro progetto di vita per produrre il frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza , dominio di sé.