L’azione dello Spirito Santo nella nostra vita

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I ritmi frenetici della quotidianità rischiano di farci smarrire ciò che più conta. Siamo giornalmente testimoni dell’azione dello Spirito Santo nella vita di ogni uomo. Anche di chi non è consapevole. Lo vediamo in primo luogo nella nostra condizione di viaggiatori sulla barca di Pietro. La Chiesa non può sussistere se non nella comunione con Cristo e nasce dal disegno e dall’opera della Trinità. Per questo è chiamata ad essere segno visibile dell’unità di Dio che si realizza nell’amore. Il Consolatore agisce nella nostra esistenza come un richiamo individuale e comunitario.

Della misericordia divina la Chiesa deve essere l’annunciatrice. Proprio perché è stata generata dall’effusione pasquale dello Paraclito, che è l’amore stesso di Dio. È il sentimento di questa origine che insegna ai cristiani a lasciarsi interrogare dai tempi, facendo tesoro della viva tradizione ecclesiale. Lo Spirito Santo ci spinge in avanti, sempre oltre, anche quando non sappiamo bene dove. Ma prendere il largo è il solo modo per lasciare che il Signore realmente ci guidi, rinnovando costantemente il nostro cuore e trasformando il mondo con la potenza della carità e della fraternità. Ed è lo Spirito Santo a spronarci a uscire dall’immobilismo di chi non si mette mai in discussione, di chi si trincera dietro il “si è sempre fatto così”.

Anche quando non comprendiamo l’azione e l’influenza della terza persona della Santissima Trinità, possiamo interiormente avvertirne il soffio. All’inizio del suo pontificato Papa Francesco ha interrogato i fedeli: “Abbiamo fatto tutto quello che lo Spirito Santo ci ha detto?”. “No”, ha risposto Jorge Mario Bergoglio a nome della cristianità. Spesso la realtà è che non vogliamo cambiare. Ma questo si chiama essere testardi, voler addomesticare il Paraclito, diventare stolti e lenti di cuore. Eppure quel soffio è come un uragano sulle coscienze intorpidite dal conformismo. Spiega il Papa: “Nella nostra vita personale lo Spirito ci spinge a prendere una strada più evangelica ma noi resistiamo”. È Lui a renderci liberi. Con la libertà di Gesù, la libertà dei figli di Dio. Non opporre resistenza allo Spirito è la sostanza dell’abbandono a Dio.

Il Magistero di Francesco è tutto un’invocazione di grazia al Signore affinché ci conceda la docilità al Consolatore che fa camminare e proietta oltre i nostri limiti, infedeltà, timori. Se questo soffio si assopisce in noi è perché dimentichiamo che è Dio quel vento che va e viene. Da qui possiamo trarre l’orientamento giusto per non separare mai la misericordia dalla dottrina (che non scade come se fosse uno yogurt!) e iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Tenere insieme misericordia e verità corrisponde allo spirito del Vangelo.

Come discepoli di Cristo siamo chiamati ad animare ogni ambiente, attività, relazione umana come ci viene insegnato nel Vangelo portando la luce, la speranza e la carità ricevute da Cristo in quei luoghi che, altrimenti, resterebbero estranei all’azione di Dio e abbandonati alla miseria della condizione umana. Sotto il soffio dello Spirito Santo siamo spinti a intraprendere un nuovo cammino. Bisogna cercare spazi per ascoltarlo  permettendogli di operare in profondità.

Il Servo di Dio don Oreste Benzi predicava la bellezza di aprirsi allo Spirito Santo, con coraggio apostolico, con umiltà evangelica, nella quotidiana conferma che dove c’è l’amore c’è l’Onnipotente. Dove è presente Dio, è attivo il principio interiore che muove gli animi a riconoscersi fratelli nello Spirito e ad operare secondo il progetto del Padre Eterno che porta alla fraternità e a riscoprire l’amore fraterno.

Il Signore ci ha creato liberi e per avere questa libertà occorre aprirsi alla forza dello Paraclito e capire bene cosa accade dentro e fuori la nostra persona, usando il discernimento. Papa Francesco indica nella misericordia del Creatore la mirabile continuazione dell’azione del Consolatore per rendere manifesta la natura e la missione di Dio nella vita dell’umanità lacerata e bisognosa di resurrezione. Nel già e non ancora.