Ucciso da bomba in auto, 2 arresti. Sibilia: “Oggi vince di nuovo lo Stato”

L'auto deflagrata e, nel riquadro, Matteo Vinci

Sono state individuate le due persone che hanno fabbricato e materialmente posizionato l’ordigno (una bomba) che il 19 aprile del 2018 provocò la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci ed il grave ferimento di suo padre, Francesco Antonio. Il 42enne era stato candidato alle recenti comunali nella lista “Limbadi libera e democratica”.

Gli arresti di oggi sono il risultato dell’operazione “Demetra 2” dei carabinieri, in corso da stamattina nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, diretti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Quella odierna è il proseguo dell’operazione “Demetra” dello scorso anno che portò all’arresto di 25 persone facenti capo al clan di ‘Ndrangheta dei Mancuso.

L’ordigno – spiega una ricostruzione del giorno dell’attentato – aveva fratturato le gambe di Matteo Vinci lasciandolo bloccato all’interno della vettura che nel frattempo era divorata dalle fiamme.

Il padre, nonostante fosse rimasto ferito, era riuscito a dare l’allarme chiamando la moglie e chiedendole di avvertire i soccorsi che, giunti sul posto, poterono solo appurare la morte del caporalmaggiore.

Le indagini sulla bomba

Le indagini sulla bomba, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del ROS di Roma, coordinate dal Sostituto Procuratore Andrea Mancuso, hanno consentito di individuare le due persone responsabili della morte di Vinci.

“L’articolato provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su conforme richiesta della Procura antimafia diretta dal dott. Nicola Gratteri – é detto in una nota stampa dei carabinieri – è stato eseguito a carico di 7 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti”.

“Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i mandanti dell’omicidio, appartenenti alla potente famiglia Mancuso. L’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci”.

“La mano degli esecutori, prosegue la nota, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga“.

Sibilia: “Oggi vince di nuovo lo Stato”

“Con l’operazione Demetra 2, i Carabinieri di Vibo Valentia e Reggio Calabria hanno arrestato i due uomini accusati di essere gli esecutori dell’omicidio di Matteo Vinci a Limbadi. Su Limbadi è fondamentale non abbassare l’attenzione“. Lo afferma, in una dichiarazione, il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia.

“Un anno fa, proprio nel piccolo comune calabrese – prosegue Sibilia – ho partecipato all’inaugurazione di un centro di formazione aperto da Libera in un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Un’occasione importante in cui, con le altre istituzioni, ho ribadito quanto istruzione e cultura siano mezzi fondamentali per sconfiggere le mafie”.

“In quella circostanza ho anche incontrato i Carabinieri della Stazione di Limbadi e del provinciale di Vibo Valentia. Ho avuto modo di toccare con mano l’impegno e la passione profusa in un territorio gravemente ferito dalle organizzazioni mafiose”.

“Dopo due anni – conclude il sottosegretario – si chiude il cerchio intorno ai due mafiosi che, secondo la Dda di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, fabbricarono e piazzarono la bomba nell’auto del Caporalmaggiore Vinci. Oggi vince di nuovo lo Stato, contro gli ‘ndranghetisti la lotta è senza quartiere”.