“ProssimoSport”: l’attività sportiva che valorizza le fragilità

Il valore dello sport strumento di benessere, inclusione e coinvolgimento dei cittadini nell’esperienza del progetto “ProssimoSport”. Interris.it ne ha parlato con la dott.ssa Marialuisa Arruzza, referente dell’attività

Vivicittà
Il nuovo campo per lo sport inclusivo di via Consolini (© Consorzio “Farsi Prossimo”)

Lo sport ha un ruolo determinante sul versante dell’inclusione sociale. Offre un terreno comune in cui le persone possono unirsi, interagire e superare le barriere sociali, culturali ed economiche. In particolare, lo sport inclusivo accoglie le diverse abilità, sfidando gli stereotipi e aprendo le porte a individui di tutte le età, origini etniche, orientamenti sessuali, capacità fisiche e sfide personali, facendo della prossimità alle fragilità un valore imprescindibile. Interris.it, in merito al valore dello sport quale strumento di piena integrazione per le persone in condizione di fragilità, ha intervistato la dott.ssa Marialuisa Arruzza, della cooperativa “Filo di Arianna”, nonché referente del progetto “ProssimoSport”, una realtà che, dallo scorso 16 marzo, ha messo a disposizione delle realtà sociali del quartiere Gallaratese di Milano, una nuova struttura per praticare attività sportiva.

Foto di Nadine Shaabana su Unsplash

L’intervista

Dott.ssa Arruzza, come nasce e che obiettivi ha “ProssimoSport”?

“Il progetto ‘ProssimoSport’ nasce grazie all’aiuto del consorzio ‘Farsi prossimo’ e alla rete ‘RIUSE’, ovvero la realtà che si occupa di raccolta e recupero degli abiti usati della Caritas. Quest’ultima, ogni anno, ne mette a valore gli utili e li destina a progetti destinati alla collettività e, in particolare, in favore delle persone più fragili. Quindi, tale esperienza di valorizzazione dell’ambito sportivo, prende vita dal fatto che, la cooperativa ‘Filo di Arianna’, da qualche tempo, sta puntando sull’utilizzo dello sport all’interno dei vari servizi, in particolare nell’ambito della fragilità e della disabilità psichica. Tanti anni fa abbiamo iniziato con una squadra di basket, per poi passare più recentemente ad una squadra di calcio integrata ad otto partecipanti, in cui giocano gli utenti ospiti delle nostre comunità appartamento e di residenza leggera, insieme ai nostri educatori. L’idea di fondo è che, tale esperienza sportiva, potesse unirsi a quella di altre realtà facenti parte del consorzio ‘Farsi Prossimo’, in particolare a quella di ‘Novo Millennio’ che, sul territorio di Monza Brianza, ha sviluppato l’applicazione sportiva nell’ambito della disabilità fisica e psichica. Ciò ha fatto sì che, in seguito, siamo riusciti ad incanalare le forze ed abbiamo dato vita al progetto ‘ProssimoSport’ il quale, per il 2023 e 2024, si è posto diverse azioni. La prima è stata la sistemazione di un campo da calcetto e pallavolo che è stato inaugurato lo scorso 16 marzo, all’interno della sede per la nostra comunità riabilitativa di neuropsichiatria infantile chiamata ‘Pani e Peschi’ e della nostra casa alloggio ‘Maria Teresa Gabrieli’ dedicata alle persone in cure da aids e HIV. La nostra finalità è la messa in rilievo delle nostre esperienze di attivazione sportiva in contesti di fragilità psichica, fisica e di emarginazione sociale, mettendole a valore. Ci ha aiutato molto la possibilità di un finanziamento grazie ai fondi di ‘RIUSE’ e del Consorzio ‘Farsi Prossimo’”.

In che modo, in base alla vostra esperienza, lo sport può diventare uno strumento di inclusione e benessere?

“Lo sport può diventare uno strumento di inclusione e di benessere complessivo, partendo dalle caratteristiche specifiche di ognuno. Nell’ambiro della disabilità psichica, l’idea è quella di far sì che loro possano uscire dalle comunità e dagli appartamenti protetti, per poi entrare, attraverso l’occasione dello sport, in contesti più naturali e inclusivi, come le palestre o i campi da gioco. Quest’ultima rappresenta la prima occasione per allontanarsi un po’ dai contesti di cura più specifici. La proposta sportiva, in base alla nostra esperienza, è sempre stata molto attrattiva per i nostri beneficiari. Si è riscontrata una maggiore attenzione alla cura di sé, del proprio corpo e di reazione mediante la partecipazione alle diverse attività, sperimentando le diverse regole. Essi sperimentano un impegno attrattivo e continuativo, diversificando le competenze di ognuno. L’interazione mentre si gioca aumenta la fiducia in sé stessi e la percezione del rispettivo valore. Inoltre, sul versante della disabilità fisica, per quanto riguarda le attività di ‘Novo millennio’, è stata dimostrata la grande attrattiva che questi sport hanno per la sperimentazione del se in maniera diversificata”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro in riguardo allo sviluppo di questa esperienza?

“Guardando al futuro intendiamo partire dagli obiettivi che ci siamo dati all’inizio di questa avventura. Il progetto è partito con l’idea di mettere in campo le migliori competenze sportive dei nostri educatori e operatori, al fine di dar vita ad un gruppo competente che potesse scambiarsi e aggiornarsi in merito alle buone prassi, obiettivi comuni condivisibili e mappature comuni dei territori per poter identificare chi può essere d’aiuto per entrare in tale rete di attività sportive. Il primo auspico è che, anche per il futuro, questo gruppo possa continuare a lavorare insieme per proseguire con le iniziative di inclusione sportiva, come quella dello scorso 16 marzo oppure il prossimo 20 e 21 aprile, durante l’evento del festival sport con la rete Tiki Taka. Intendiamo continuare a svolgere un’opera di sensibilizzazione nelle scuole, coinvolgendone anche altre, oltre a quelle già intercettate e sviluppando ulteriori spazi dedicati allo sport. In via Consolini, ad esempio, ci piacerebbe molto procedere nella costruzione degli spogliatoi oltre che del campo e, per fare questo, chiederemo probabilmente a cittadini, aziende e fondazioni, di poterci sostenere economicamente. Inoltre, vorremmo continuare con le attività di volontariato dei giovani Caritas, un’esperienza di incontro per coinvolgere le giovani generazioni attraverso una proposta sportiva con le persone più fragili il cui obiettivo è quello di dare una risposta sempre più inclusiva ai bisogni”.