TURCHIA, I MILITARI NEL MIRINO DEI TERRORISTI: DUE ATTENTATI IN 48 ORE

I militari nel mirino degli attentatori in Turchia. In sole 48 ore la regione turca è stata infatti teatro di due agguati contro due convogli militari che hanno causato oltre 30 morti. Questa mattina almeno 7 militari sono rimasti uccisi dall’esplosione che li ha colpiti mentre si trovavano nella strada che collega Diyarbakir a Bingol, nel sud est del Paese a maggioranza curda, dove da mesi sono in corso scontri tra esercito e Pkk. A colpire il convoglio militare è stata una mina fatta detonare a distanza alle 9.40 locali da sospetti membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Attacchi simili contro i soldati sono stati compiuti diverse volte negli ultimi mesi nel sud-est della Turchia, dopo che la scorsa estate è riesploso il conflitto tra Ankara e i combattenti curdi.

Nella giornata di ieri, invece, un attentato sempre contro i militari si è verificato nella capitale turca, Ankara. Un’autobomba ha colpito un convoglio militare a 300 metri dal palazzo del Parlamento turco e dal quartier generale dell’esercito. L’esplosione si è verificata intorno alle 18.00, mentre il mezzo si trovava fermo ad un semaforo, all’ora di punta del traffico serale.

Il bilancio provvisorio, confermato da un portavoce del governo, è di almeno 28 morti e 60 feriti. Fra loro, secondo i sanitari intervenuti tempestivamente sul luogo della strage, ci sarebbero anche numerosi civili. Il governo ha fatto sapere che si è trattato di un attacco “ben pianificato” e il governatore locale, Mehmet Kiliclar, ha attribuito l’accaduto a un’autobomba. L’esplosione è avvenuta nel momento in cui era in corso una riunione di sicurezza di alto livello nel palazzo presidenziale alla presenza del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Stamane è stato identificato l’attentatore suicida. Lo rivela il quotidiano locale Sabah, citando fonti della sicurezza turca. Il presunto attentatore kamikaze sarebbe stato identificato dalle autorità come Saleh Nejar, un curdo-siriano di 24 anni entrato in Turchia a luglio come rifugiato. L’uomo farebbe parte delle milizie curdo-siriane dell’Ypg (Unità di protezione popolare) e avrebbe compiuto la strage per rivendicare maggior autonomia per il popolo curdo. Al momento dell’entrata in Turchia sarebbero state registrate le sue impronte digitali, cosa che ha permesso l’identificazione dopo l’attacco e il fermo per complicità di altre due persone. Secondo i media locali, l’auto carica di esplosivo che ieri sera è stata fatta saltare in aria era stata rubata dopo un regolare noleggio avvenuto nella provincia egea di Smirne.