Siria, gli Usa avvertono Assad: “Un nuovo attacco chimico sarà pagato caro”

Memori di quanto accaduto il 4 aprile scorso nel villaggio di Khan Sheikoun, nella regione di Idlib, in Siria, gli Stati Uniti lanciano un pesante altolà al presidente siriano, Bashar al-Assad, mettendo in chiaro che, qualora si verificasse un nuovo attacco di natura chimica, sarà “pagato a caro prezzo”. Un monito giunto a seguito del riscontro, da parte degli Stati Uniti, di attività riconducibili a “possibili preparativi per un altro attacco con armi chimiche da parte del regime di Assad che, probabilmente, causerebbe una strage di civili, compresi bambini”. Questo quanto riportato dalla Casa Bianca in un comunicato nel quale, tuttavia, non vengono specificati ulteriori dettagli sul presunto raid in fase di organizzazione. Eppure, secondo quanto riferito dal portavoce Sean Spicer, nei pressi di Damasco sono state riscontrate “le stesse attività” di quasi tre mesi fa, quando il bombardamento sul villaggio provocò oltre 80 morti, molti dei quali bambini, sui quali vennero riscontrate tracce di gas nocivi.

Avviso ad Assad

Nonostante Assad, all’indomani del raid, avesse dichiarato come gli aerei del regime avessero indirizzato gli esplosivi su un deposito di ribelli utilizzando bombe convenzionali, appena tre giorni dopo 59 missili Tomahawk erano stati scagliati da un cacciatorpediniere statunitense verso la base siriana di al-Shayrat, nei pressi di Homs, da dove si sospettavano essere partiti i cacciabombardieri autori dei raid. Ora, l’avvertimento di Washington sembrerebbe mirare a prevenire la possibilità di nuovi attacchi, estendendo il messaggio anche alla guerra contro il sedicente Stato islamico: “Come abbiamo dichiarato in precedenza gli Stati Uniti sono in Siria per eliminare l’Isis dall’Iraq e dalla Siria. Se tuttavia Assad condurrà un altro attacco di massa mortale usando armi chimiche, lui e il suo esercito pagheranno un prezzo pesante”.

Klintsevich: “Provocazione cinica”

Nel frattempo, mentre il presidente siriano, per la prima volta dopo un anno, è stato visto in pubblico fuori dai confini di Damasco (precisamente nella moschea di al-Nuri, ad Hama, dove Assad ha partecipato all’Eid al-Fitr, la preghiera per la fine del ramadan), Washington e Mosca hanno effettuato uno scambio di opinioni in merito alla questione siriana, trattata durante una telefonata tra Sergej Lavrov e Rex Tillerson. I due diplomatici hanno discusso del conflitto, evidenziando la “necessità di rafforzare il cessate il fuoco in particolare attraverso i negoziati di Astana, rinforzando la lotta contro i gruppi terroristici e impedendo i tentativi di usare elementi tossici”. Questo, almeno, quanto fatto sapere dal Ministero degli Esteri della Russia nella serata di ieri. A puntare nuovamente i riflettori sul clima teso fra States e Russia sulla vicenda Siria, però, è stato il vicepresidente della Commissione difesa e sicurezza del Consiglio federale, Frants Klintsevich, il quale ha dichiarato all’agenzia “Ria Novosti” che “gli Stati Uniti stanno preparando un nuovo attacco alle posizioni dell’esercito siriano. Si sta preparando una nuova provocazione cinica e senza precedenti”.