Romagnoli (Giovani delle Acli): “Educare alla pace i più giovani”

L'intervista di Interris.it a Simone Romagnoli, coordinatore nazionale dei Giovani delle Acli, sull’iniziativa “Riscoprire la Pace”

In ogni parte del globo, dal 1946 ad oggi, ci sono stati diversi conflitti comunemente detti “a bassa intensità” che hanno causato innumerevoli sofferenze e minato i processi di pace. In particolare, ad oggi, si assiste a una recrudescenza dei conflitti e delle violenze, che, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio 2022, stanno lambendo anche l’Europa.

La cultura della pace

L’educazione ad una cultura della pace, partendo soprattutto dalle nuove generazioni, è fondamentale per evitare i conflitti e per promuovere la dignità e la giustizia nella società. Interris.it, in merito a questi temi e all’iniziativa “Riscoprire la Pace: l’umanità e il dialogo come risorsa” ha intervistato Simone Romagnoli, coordinatore nazionale dei Giovani delle Acli e referente di questo progetto.

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L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha l’iniziativa “Riscoprire la pace: l’umanità e il dialogo come risorsa”?

“L’iniziativa nasce perché, in qualità di ‘Giovani delle Acli’ lo scorso anno avevamo messo in campo il nostro percorso annuale dal titolo ‘L’Europa che verrà’, con oltre quaranta incontri, sia all’Italia che all’estero, per raccontare ai giovani cos’è l’Europa, la sua importanza le prospettive per il futuro e un suo miglioramento. Il percorso si è poi concluso con una agorà internazionale a Bruxelles in cui abbiamo portato all’interno delle istituzioni le iniziative che abbiamo svolto. Questo percorso ha portato alla stesura di un documento dal titolo ‘Giovani, strumento di pace’. Abbiamo poi deciso, per quest’anno, di lavorare sul tema della pace perché, per troppo tempo, nello scenario comune, le guerre erano sempre troppo lontane. Ora però, con un conflitto molto vicino a noi, stiamo scoprendo il significato più profondo della sua importanza. Ci siamo dati come obiettivo degli incontri con e per i giovani, sensibilizzandoli sull’importanza di questo tema per la costruzione del nostro futuro. Abbiamo ripreso molti documenti scritti da coloro che, nella storia, hanno sottolineato la centralità della pace. Papa Francesco, ad esempio, ha un ruolo centrale nella ricerca della pace tra i popoli, come don Tonino Bello e altri. Concluderemo questo percorso con una agorà internazionale a Parigi per dialogare con i giovani sul tema della pace.”

Quale deve essere, secondo lei, la responsabilità dei giovani nella costruzione di percorsi per edificare la pace?

“Per noi giovani italiani e degli altri paesi europei con i quali, in questi anni, abbiamo collaborato, la guerra è sempre stata lontana e, pur essendo la parola pace ricca di significato, solo nell’ultimo anno abbiamo visto cosa significhi vivere all’interno di un conflitto. Ciò che noi crediamo sia essenziale per i giovani è il fatto di capire che, la pace, si fa in ogni piccolo atto della giornata. Noi vorremmo educare alla non violenza e far capire ai giovani cosa sia una guerra. Nel mondo ci sono più di trenta conflitti armati. Non possiamo pensare di avere futuro se non insegniamo alle giovani generazioni che tutte le guerre sono un male e la lotta a ogni forma di conflitto va fatta fin da piccoli. Qui si costruisce l’uomo del futuro e il fatto che, ognuno di noi, si senta parte della famiglia umana, può sicuramente aiutare ad evitare i conflitti.”

Alla luce di questo percorso, che messaggio vorrebbe lanciare ai decisori internazionali affinché si possa giungere presto alla pace?

“Il messaggio che vorremmo lanciare ai decisori internazionali è quello di provare a sedersi a un tavolo e iniziare a dialogare. Crediamo che non si possa parlare di futuro senza la pace. Dobbiamo parlare tra i giovani e con i giovani, permettendo a tutti di dialogare e dire la propria opinione. L’Europa, che ha come motto ‘uniti nelle diversità’, deve far capire l’importanza del dialogo, anche tra visioni differenti. Ciò che auspichiamo è il dialogo con tutti i giovani, anche con coloro che, in questo momento, non abbiamo ancora instaurato un dialogo. Mettiamoci insieme e parliamo di futuro. Non può esserci futuro senza dialogo. Questo è l’aspetto centrale della ripartenza.”