La risposta dell'Iran agli Usa: missili su al-Asad ed Erbil

Tredici razzi contro la base militare di Al-Asad, in Iraq, dove ancora stazionano militari americani in attesa di conoscere il loro prossimo futuro. Il presidio, invece, è finito invece nel mirino dell'Iran, che avvia l'operazione “Soleimani martire” disponendo, secondo quanto riferito da una fonte dell'esercito statunitense a Fox News, una serie di attacchi simultanei contro i militari Usa, in diverse basi irachene. L'attacco è iniziato all'1.20 di notte ora locale (mezzanotte circa in Italia), la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Qassem Soleimani a Baghdad venerdì scorso. Teheran ha lanciato i missili di propria produzione Ghiam e Fateh. Il bilancio è di almeno 80 vittime. Non ci sarebbero vittime tra le fila dei militari iracheni: lo ha fatto sapere l'esercito iracheno. “Tutti i missili erano diretti contro il quartier generale della coalizione internazionale (contro l'Isis) e non ci sono stati morti tra i ranghi delle forze irachene”, si legge in una nota. Mohnmmed Baqeri, capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, ha parlato circa 8 ore dopo l'attacco missilistico iraniano di oggi minacciando che “ci sarà una risposta più schiacciante e decisiva” come reazione “a qualsiasi nuovi mali” da parte degli Stati Uniti. 

Guerini sui soldati italiani

Anche il presidio di Erbil, dove si trovano militari italiani, è stato oggetto di un raid, con i soldati del nostro Paese che sarebbero riusciti a mettersi in salvo rifugiandosi nei bunker. “In questo momento è indispensabile agire con moderazione e prudenza”. Lo ha sottolineato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in un colloquio telefonico con il collega iracheno Al Shammari per ricevere le sue valutazioni dopo gli attacchi della scorsa notte. “Ogni possibile soluzione – ha aggiunto Guerini – sarà affrontata insieme alla coalizione, con un approccio flessibile, anche per non vanificare gli sforzi fino ad oggi profusi”. “Seguiamo la situazione e le evoluzioni con la massima attenzione. La sicurezza dei nostri militari è la priorità assoluta. A loro la più stretta vicinanza, da parte mia e di tutte le istituzioni” ha affermato il nostro ministro della Difesa. 

La Farnesina condanna l'attacco

“L'Italia segue con particolare preoccupazione gli ultimi sviluppi in Iraq e condanna l'attacco da parte di Teheran a due basi che ospitano soldati della coalizione. Si tratta – si legge in una nota – di un atto grave che accresce la tensione in un contesto già critico e molto delicato”. “Il primo pensiero va ai nostri militari impegnati nel Paese, cui esprimiamo vicinanza e gratitudine. Reiteriamo il nostro fermo appello a tutti gli attori perchè esercitino moderazione e si astengano da ulteriori reciproche provocazioni” si continua a leggere nella nota della Farnesina.

Zingaretti: “Ritirare i militari? No”

Dello stesso parere il segretario del Pd Nicola Zingaretti a margine di una iniziativa della Regione Lazio a Roma. “Il mio pensiero – ha detto – è di vicinanza ai militari presenti in quei territori: devono sentire tutto il nostro sostegno e preoccupazione che non continui o si sviluppi una escalation, che va fermata con la forza della diplomazia. Ritirare i militari? No, mi sembra che l'Italia stia lavorando per l'impegno delle istituzioni europee, non è quella la soluzione”. 

L'Ue non lascia l'Iraq, la Spagna sì

“La determinazione dell'Unione Europea di impegnarsi con l'Iraq resta. Abbiamo una delegazione dell'Ue in Iraq e abbiamo una missione civile in Iraq. Non ce ne andiamo”. Lo ha detto il portavoce del Servizio Europeo di Azione Esterna diretto dall'Alto rappresentante Josep Borrell, Peter Stano. “Siamo determinati a continuare il nostro impegno con gli iracheni. Lavoriamo in settori che servono agli interessi della popolazione irachena e alle relazioni bilaterali tra Iraq e Ue”, ha spiegato Stano. Il personale dell'Ue per il momento è “in sicurezza e non stiamo riflettendo a un'evacuazione”, ha aggiunto il portavoce. “I recenti sviluppi della situazione in Iran, Iraq e in tutta la regione sono estremamente preoccupanti. Una cosa è chiara: l'attuale situazione mette a rischio gli sforzi del passato e ha anche implicazione per l'importante lavoro della coalizione anti-Daesh”. Ha commentato a sua volta l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, a margine della riunione del Collegio dei commissari che ha discusso delle crisi in Iran, Iraq e Libia. “Non c'è alcun interesse ad aumentare questa spirale di violenza”, ha concluso Borrell. “L'uso delle armi – ha aggiunto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sempre a margine della riunione del Collegio – deve essere fermato ora per lasciare spazio al dialogo”. La Spagna intanto ha comunicato il ritiro della “maggior parte” delle truppe dispiegate in Iraq. Lo riferiscono i media internazionali. La decisione arriva in seguito alla “scelta della Nato di sospendere momentaneamente l'attività nel Paese”.

L'Iran all'Onu: “Diritto all'autodifesa”

L'Iran “non vuole la guerra” con gli Usa, ma si riserva il “diritto all'autodifesa” e “prenderà tutte le necessarie e proporzionate misure contro ogni minaccia o uso della forza”. Lo scrive l'ambasciatore di Teheran all'Onu, Majid Takht-e Ravanchi, in una lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “L'attacco missilistico” alle base è stato “uno schiaffo in faccia” agli Usa, ma “è ora importante che le truppe americane vadano via dalla regione”: così la Guida Suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, parlando dalla città santa di Qom. “Ieri notte li abbiamo schiaffeggiati”, ha aggiunto. “Ma se si arriva al confronto, le azioni militari di questo tipo non sono sufficienti. La presenza corrotta degli Stati Uniti deve finire”. “Gli americani per la loro presenza nella regione e in qualsiasi altra parte del mondo hanno causato solo guerre, differenze, distruzioni”, ha poi detto Khamenei in un discorso tv alla Nazione. “Poiché sedersi ai tavoli delle trattative e tenere discorsi apre solo la strada all'interferenza e alla presenza dei nemici – ha concluso – i colloqui dovrebbero fermarsi“.

Trump

Il presidente Donald Trump, dopo essere stato informato della situazione, ha riunito il Consiglio di sicurezza nazionale per circa due ore con il segretario di Stato Mike Pompeo e il capo del Pentagono Mark Esper e parlerà alla Nazione domattina. “Va tutto bene – ha twittato Trump nella notte – Missili lanciati dall'Iran a due basi militari in Iraq. Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Finora va bene! Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Rilascerò una dichiarazione in mattinata”. Al momento il capo della Casa Bianca ha escluso vittime americane. La tensione è altissima: l'Iran minaccia di attaccare Israele e gli stessi Usa in caso di contrattacco americano e avverte Trump di ritirare le truppe dalla Regione.

Borsa in profondo rosso, il petrolio vola

Accusano il colpo le principali borse di Asia e Pacifico dopo l'attacco dell'Iran. La Borsa di Tokyo chiude con un calo dell'1,57%, superiore a quello di Shanghai (-1,22%) e Seul (-1,11%), mentre Sidney (-0,13%) appare poco variata. In rosso Hong Kong (-1,02%) e Mumbai (-0,41%), ancora aperte, così come i futures sull'Europa e gli Usa. Sui massimi l'oro, salito fino a 1.600 dollari l'oncia, mentre in Germania sono inaspettatamente scesi gli ordini di fabbrica (-1,3%). Il petrolio è in netto rialzo: Brent in volata questa notte dopo l'attacco ad Erbil: il greggio di riferimento europeo è salito a 71,7 dollari, con un rialzo di oltre il 5%, per poi stabilizzarsi in mattinata sui 69 dollari. Stessa sorte per il Wti americano che, dopo essere salito oltre i 65 dollari, viaggia ora sui 63,3 dollari al barile.

Allerta massima

I 56 morti nella calca a Kerman hanno convinto le autorità iraniane a rinviare la sepoltura di Qasem Soleimani, leader delle Forze armate di Teheran ucciso pochi giorni fa a Baghdad nell'ambito di un raid americano che, ora come ora, lascia aperta ogni pista sulla possibile rappresaglia dell'Iran. Quello che si aspettano gli Stati Uniti (o meglio temono), al momento, è un attacco via drone contro le basi militari dell'Us Army in Medio Oriente, messe in stato di massima allerta e con gli arsenali missilistici (perlopiù batterie di missili Patriot) pronti a rispondere a eventuali offensive per via aerea. Secondo quanto riportato dalla Cnn, infatti, il Pentagono avrebbe fatto sapere che “ci sono indicazioni che abbiamo necessità di monitorare le minacce”, rendendo inoltre nota la predispozione di una difesa che, eventualmente, si tradurrebbe nel lancio di testate missilistiche.

La questione Iraq

Una situazione in divenire, con il presidente Trump che, dopo aver parlato di nuovi strike indirizzati all'Iran, stavolta contro siti culturali, ha fatto marcia indietro dichiarando di voler “rispettare la legge” (colpire siti di questo tipo costituisce una violazione della Convenzione dell'Aja del 1954 e, quindi, un crimine di guerra) e di mettere in pratica quanto detto in precedenza solo se le prossime azioni iraniane violeranno gli standard internazionali. Per quanto riguarda la questione Iraq, almeno per il momento non sembra in programma un ritiro delle truppe dal territorio, nonostante il Parlamento abbia approvato la risoluzione che chiede l'espulsione dei militari americani e degli altri contingenti stranieri nel Paese, ponendo di fatto fine a quella che era stata la coalizione anti-Isis. La Casa Bianca ha fatto sapere che gli Stati Uniti potrebbero considerare l'ipotesi di sanzioni nei confronti dell'Iraq qualora non vengano trattati con rispetto ma, per ora, la situazione resta in fase di stallo. Dagli Usa, nel frattempo, il segretario di Stato Mike Pompeo torna ad accusare l'Iran di interferire nelle missioni americane, sostenendo che Teheran voglia minare il processo di pace in Afghanistan. Pompeo ha spiegato che, in caso dall'Iran arrivino altre “cattive scelte”, il presidente risponderà “in modo serio e deciso”.

La linea di Khamenei

Nel frattempo, il caos continua a imperversare su tutto il Medio Oriente. Gli appelli al dialogo e al confronto distensivo fanno da contraltare all'incertezza legata alla permanenza dei contingenti militari nell'area (compresi quelli italiani) alla luce delle reticenze irachene nel permetterne ancora la presenza nel proprio territorio. Il tutto mentre la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, secondo quanto riportato dal New York Times avrebbe decretato che ogni rappresaglia all'uccisione di Soleimani debba arrivare esclusivamente dalle forze iraniane, senza appoggia a forze parallele. Il che, di fatto, escluderebbe dalla contesa ambienti vicini al generale, come Hezbollah del Libano, dalla quale era già arrivata la promessa di vendetta.