Card. Arborelius: “L'immigrazione fa crescere la Chiesa”

Al Meeting di Rimini ha parlato oggi il cardinale Anders Arborelius. Nel corso dell'incontro, il porporato carmelitano ha raccontato alla platea il suo Paese d'origine, la Svezia. L'evento è stato introdotto dalla proiezione di un filmato della visita di due anni fa fatta da Papa Francesco a Lund.

Il personaggio

Nato in Svizzera in una clinica cattolica, il cardinal Arborelius è stato battezzato luterano ma si è convertito a 20 anni grazie all'incontro con le suore brigidine. Nel 1998 è diventato vescovo di Stoccolma per volere di San Giovanni Paolo II, mentre nel 2017 Papa Francesco lo ha nominato cardinale. Alla platea del Meeting, Arborelius ha raccontato la sua esperienza di cattolico in un luogo particolare come la Svezia, Paese segnato per secoli dalla divisione del cristianesimo e divenuto ora uno dei più secolarizzati del mondo. Il carmelitano ha messo la speranza al centro del suo intervento.

La speranza, sorella di carità e fede

Prima di spiegare cosa significa essere cattolici in Svezia, il cardinal Arborelius ha voluto fare un discorso sulla speranza in generale: “Parliamo molto della carità e della fede – ha detto il porporato svedese – ma dimentichiamo spesso la speranza che però è una forza enorme specialmente nella società secolarizzata.” “La speranza – ha detto il cardinale – è la sorella più piccola delle tre ma è quella che decide la direzione del cammino della nostra vita” perchè “ci aiuta a sopravvivere nei momenti più difficili dell'esistenza.” Per il cardinal Arborelius, la scarsa importanza che viene data alla speranza sarebbe una delle conseguenze della crisi spirituale del Vecchio Continente: “Nel mondo secolarizzato – ha detto il carmelitano – l'oscurità può entrare nel cuore dei cristiani. Vediamo, ad esempio, il calo delle vocazioni e le chiese vuote in questa nostra cara Europa, perciò, abbiamo davvero bisogno di questa 'piccola sorella' per poter continuare il nostro pellegrinaggio. Per noi è un privilegio sapere che la speranza ci aiuta a vedere l'eternità come la realtà ultima e definitiva.” Il primo cardinale scandinavo della storia ha voluto fare un accenno anche a quella che è la ferita più dolorosa della Chiesa di oggi: “Quando oggi sentiamo di abusi nella Chiesa – ha detto il porporato – non perdiamo la speranza perchè sappiamo che il Signore ci aiuta a prendere la strada della purificazione.”

La missione della Chiesa cattolica in Svezia

Il cardinal Arborelius vede proprio nella speranza il contenuto principale del messaggio che l'esperienza dei cattolici svedesi può far arrivare ai fedeli del resto del continente: “Nell'Europa di oggi – ha detto il carmelitano –  tra i cristiani c'è una mancanza di speranza. Ne soffrono persino alcuni vescovi.” “Forse – ha proseguito il cardinale – può essere la vocazione provvidenziale del piccolo gregge di cattolici in Svezia portare un messaggio di speranza alle altre chiese d'Europa. Bisogna farlo con umiltà e spirito realistico“. Ma in che modo la piccola comunità cattolica, che costituisce appena il 2% della popolazione del Paese scandinavo, può rappresentare un segno di speranza? Lo ha spiegato Arborelius: “Perchè nel nostro Paese, post-luterano post-moderno, dopo 100 anni di secolarizzazione c'è un piccolo spiraglio aperto alla religione grazie all'immigrazione.” “Grazie all'immigrazione la fede è diventata qualcosa di concreto anche in Svezia” e “l'80% dei cattolici – ha chiarito il cardinale- sono immigrati di prima o seconda generazione.” Ma non è un fenomeno che riguarda solo i fedeli cattolici: “Anche gli altri migranti che sono arrivati hanno quasi tutti una fede.” In questo modo, secondo il carmelitano, “gli svedesi hanno scoperto che la religione è una realtà per tanti anche oggi, e non un qualcosa che appartiene al Medioevo.” Questo lato sorprendente dell'immigrazione, secondo il cardinale, non coinvolge solo la Svezia ma si vede in tante altre parti d'Europa. Sull'indirizzo più restrittivo in materia di immigrazione che diversi governi europei stanno adottando negli ultimi mesi, il carmelitano ha osservato: “Vediamo come in molti Paesi ci sia una politica contro l'immigrazione. Il Santo Padre – ha rivelato – pensa che la Svezia sia un Paese aperto, ma anche da noi stanno iniziando a chiudere le porte perchè molti vedono la migrazione come una minaccia.

Integrazione ed immigrazione

Nonostante questi primi segnali di cambiamento nella gestione dei flussi, il Paese scandinavo continua ad essere uno dei più aperti su questa materia. Lo conferma il cardinale sostenendo che la Chiesa cattolica, per via dell'aumento delle migrazioni, non smette di crescere tanto da costringere la Conferenza Episcopale nazionale a costruire o comprare nuove chiese ogni anno. Gli edifici di culto vengono acquistate dai protestanti che stanno conoscendo una pesante crisi. Ma spesso la comunità cattolica utilizza chiese 'prestate' dai luterani. Di questo fenomeno, Arborelius ha detto: “E' un segno dell'ecumenismo. Possiamo dire che tutte le chiese cristiane sono unite in favore dell'immigrazione. C'è un'unità cristiana su questo.” Sul processo d'integrazione a cui sono chiamati i cristiani del Paese, il carmelitano ha detto: “Non è sempre facile convivere con centinaia di nazionalità. Per la Svezia è una nuova esperienza visto che il nostro era un popolo molto uniforme.” Una sfida anche per la piccola comunità cattolica: “L'80% dei cattolici in Svezia – ha aggiunto il cardinale – vengono da fuori e sono soprattutto polacchi,croati, sudamericani e mediorientali.” “Il mio compito più grande – ha proseguito il porporato – è quello di unificare questi fedeli e religiosi venuti da tutto il mondo. Senza lo Spirito Santo sarebbe impossibile ma viviamo il mistero della Pentecoste ogni giorno nelle nostre parrocchie.” Arborelius non ha nascosto le difficoltà di questo processo: “Come Chiesa cattolica in Svezia viviamo conflitti culturali ogni giorno, dobbiamo abituarci a questo e impegnarci a trovare una soluzione pacifica.” Una situazione sperimentata anche in una realtà di dimensioni limitate come quella cattolica: “Noi li viviamo in piccolo – ha spiegato il cardinale – in ogni parrocchia. Qui gli svedesi sono minoranza, dunque avviene un'integrazione al rovescio rispetto a quanto succede in Italia.” Una prova a cui il popolo scandinavo è sottoposto per la prima volta, come ha spiegato il carmelitano: “E' difficile – ha detto Arborelius – ma utile perchè la Svezia ha sempre pensato di essere la coscienza del mondo ma adesso sta vivendo una realtà di umiltà.”

I lati positivi

Una sfida importante a cui non è chiamata solo la Svezia, ma l'intera Europa. Il cardinale ha poi confessato: “Papa Francesco mi ha detto che era davvero contento per la politica di apertura in Svezia. Lui ha incontrato molti argentini che sono venuti come profughi in Svezia, quindi ha conosciuto direttamente quest'esperienza.” Sull'importanza dei flussi di popolazioni, il carmelitano ha aggiunto: “Tutta la storia di salvezza è una storia di migrazione; Abramo, Cristo, la Madonna, San Giuseppe. Il movimento dei popoli c'è sempre stato quindi dobbiamo trovare una soluzione pacifica. Questo sarà molto importante per l'Europa.” Per il porporato scandinavo, l'immigrazione è la giusta risposta alla crisi demografica del Vecchio Continente: “Non abbiamo abbastanza figli – ha osservato – c'è bisogno di trovare altre persone per i nostri lavori. In Svezia, ad esempio, nelle case per anziani c'è quasi sempre personale straniero, mai nativo.” Secondo Arborelius, i migranti svolgono anche un importante ruolo sociale nella comunità: “Qui la famiglia è debole quindi grazie ai migranti c'è speranza per gli anziani. Nei quartieri dove gli svedesi vanno via e arrivano i migranti, molti anziani restano proprio grazie a questa presenza.” “Gli anziani svedesi – ha osservato il carmelitano – hanno scoperto di trovare più aiuto tra i migranti che tra i loro connazionali.”

Ecumenismo

In un Paese di tradizione protestante ma sempre più avviato sulla strada della secolarizzazione, la questione ecumenica è inevitabilmente centrale. Il cardinal Arborelius ha dedicato riflessioni importanti su questo tema: “Dove c'è ecumenismo – ha detto – c'è anche conversione. Dove c'è amicizia tra cattolici e protestanti, questi ultimi scoprono che i primi non sono nemici.” Infatti, come ha spiegato il cardinale, “molti protestanti sono cresciuti con l'idea che la Chiesa cattolica sia una minaccia. Ora con la conoscenza diretta hanno conosciuto la spiritualità che li porta ad abbracciare la Chiesa cattolica.” Una conoscenza che sta portando numerosi frutti positivi per il cattolicesimo svedese: “Ogni anno – ha rivelato il cardinale – molti pastori protestanti e persino pentecostali si convertono al cattolicesimo” Il primo cardinale scandinavo della storia ha anche rivelato l'esistenza di una realtà poco conosciuta determinata dalla speciale realtà del Paese: “Abbiamo sei pastori cattolici sposati che erano protestanti ed hanno ricevuto la dispensa dal Santo Padre.” Questi fenomeni di conversione, però, non avvengono soltanto 'in uscita': “Abbiamo anche cattolici che si fanno protestanti, c'è un traffico in due direzioni. C'è anche il caso di chi si sente legato a due chiese. Ad esempio – ha spiegato il porporato – molti luterani cercano la messa da requiem.” Infine, una constatazione: “La Chiesa cattolica sta crescendo, quella luterana sta diminuendo. Quando ero giovane il 90% popolazione era luterana, ora lo è appena il 60%.  La chiesa luterana è diventata più debole e questo è una tragedia.” Alla luce di ciò, però, il cardinale ha rilevato che “il ruolo della Chiesa cattolica come evangelizzatrice diventa molto importante, ad esempio nel mondo universitario.” Non a caso molti intellettuali svedesi scelgono di convertirsi al cattolicesimo, ad esempio il rettore dell'università Stoccolma.

Un esempio per l'Europa

I cattolici europei non devono spaventarsi per il calo di vocazioni e il numero più ridotto di fedeli. Il cardinal Arborelius, rievocando un concetto che richiama quello ratzingeriano delle 'minoranze creative', ha detto: “In Europa la Chiesa diventa più piccola ma anche più dedicata a Cristo. Il numero non è tanto importante come la fede, la carità e la speranza.” In un Paese come la Svezia dove “la famiglia è debole” e “la politica è al servizio dell'individuo e della sua libertà”, come ha detto il porporato, “si diventa cattolici grazie agli incontri con chi testimonia la propria fede.” Il vescovo di Stoccolma, a tal proposito, ha menzionato proprio la sua esperienza personale, di convertito cattolico grazie all'incontro e all'esempio di fede trasmessogli dalle suore brigidine. 

Il ruolo di Papa Francesco nel dialogo con i protestanti

Il dialogo con le altre confessioni cristiane si è evoluto, secondo il cardinale, con il contributo di Papa Francesco: “L'ecumenismo – ha detto il porporato – grazie alla presenza del Santo Padre, ha fatto un passo in avanti. Ora c'è un clima di amicizia e possiamo lavorare specialmente nell'ambito della spiritualità e della dottrina sociale.” “Ci sono difficoltà dogmatiche ed etiche – non ha nascosto il cardinale – ma se c'è l'amicizia possiamo lavorare insieme per i poveri e per i rifugiati.” “La speranza della Svezia – secondo Arborelius – viene dal fatto che l'ecumenismo è diventato qualcosa di personale, non soltanto un argomento per i vescovi.” Quindi, nell'analisi del vescovo di Stoccolma, dal Paese scandinavo arriva un messaggio di speranza per tutto il resto d'Europa: “Abbiamo cominciato una strada di speranza per la futura unità – ha detto il porporato – lo dimostra il fatto che tante volte i protestanti mi invitano a parlare di santi carmelitani.” Sulla situazione specifica del suo Paese, Arborelius ha osservato: “Il clima spirituale, come quello ambientale, è difficile perchè c'è oscurità come fosse una notte punitiva per i credenti, ma questo può significare anche un'occasione di purificazione.” Collegandosi all'attualità, il cardinale ha detto: “Tutta la Chiesa, con la vicenda degli abusi, deve passare attraverso una notte oscura di purificazioni e di conversioni per trovare il cammino verso la piena realtà cristiana.” Il cardinal Arborelius ha concluso il suo intervento sottolineando l'esperienza svedese: “Ciò che è importante in Svezia è che anche in una realtà secolarizzata dove la Chiesa è più piccola, c'è una possibilità di vivere la comunione con Cristo in maniera molto intensa e anche con gli altri cristiani.” Un aiuto, ha concluso il porporato, che arriva anche dall'immigrazione perchè rimarca l'universalità della Chiesa tanto che “molti non cattolici in Svezia hanno ammirazione per la nostra Chiesa perchè viene vista come l'unica che può unire tutte le nazioni.” “E questo – ha detto in conclusione il carmelitano – è un aspetto della cattolicità che diventa attuale in tutta Europa, non solo in Svezia”.