L’importanza di affacciarsi all’agricoltura con un nuovo approccio culturale

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Le recenti polemiche tra il Ministro dell’agricoltura e gli esponenti della opposizione
sulla qualità del cibo dei poveri, mette in rilievo la distanza siderale del ceto politico
italiano dalla realtà e dalle sfide future dell’alimentazione. Cosi come ancor prima
sull’altro surriscaldato dibattito relativo alla regolamentazione UE del commercio della farina di grilli come alimento e della cosiddetta carne sintetica. Tale situazione è il frutto avvelenato di una politica non disposta a guardare in faccia i problemi per programmare come risolverli, ma come utilizzarli contro i propri avversari nella perenne loro campagna elettorale. Infatti difficilmente parlano del fatto che comunque il settore
agricolo sta affrontando numerose sfide come la crescita demografica, le risorse naturali in esaurimento, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale.

La popolazione continua a crescere nel mondo: nei prossimi decenni si stima che
aumenterà del 33% arrivando a toccare la soglia di 10 miliardi nel 2050 di cui 2,4
miliardi di persone saranno concentrate nelle grandi città. Tendenze che richiederanno
una enorme quantità di cibo e un cambiamento radicale nelle abitudini di consumo improntate sulla sicurezza nutritiva e sulla prevenzione delle malattie croniche.
La contaminazione del suolo agricolo è un altro fenomeno che impatta negativamente sull’ecosistema e sulla salute umana. Nel mirino ci sono i pesticidi quali sostanze antiparassitarie destinate a proteggere e regolare i processi vitali dei prodotti agricoli (ma che comportano l’accumulo nel suolo di nitrati e l’elevata presenza nelle acque di sostanze nutritive come l’azoto e il fosforo altamente inquinanti e l’acidificazione del suolo), altre sostanze chimiche e i residui di plastica. Senza dimenticare le altre fonti “esterne” di inquinamento del terreno quali le attività industriali, i vetusti sistemi di riscaldamento urbani, lo smaltimento illegale dei rifiuti e le emissioni dei trasporti. L’agricoltura assorbe la maggior parte delle risorse idriche. Si calcola che a livello mondiale circa il 70% dell’acqua prelevata dai fiumi, dai laghi e dalle falde sotterranee sia destinato all’irrigazione. In alcune regioni dell’Europa mediterranea, tra cui l’Italia, il consumo di acqua raggiunge percentuali prossime all’80% del totale nazionale. Dal momento che l’acqua è un bene prezioso e indispensabile per le vite umane e per l’ecosistema naturale, l’uso irriguo dovrà rispondere alle esigenze del settore agricolo con pratiche sempre più efficienti per il risparmio idrico.

Detto ciò, Agricoltura 4.0 può essere una risposta strategica a questi problemi ed è un modello economico sostenibile a misura di smart city in grado di garantire produzioni innovative, sicure, pulite e una logistica più efficiente. Un cambiamento di mentalità che non persegue la massimizzazione delle risorse ma il loro minimo utilizzo per la massima resa. Le tecnologie e soluzioni 4.0 già sviluppate e consolidate in altre parti del mondo come negli Stati Uniti e nel Nord Europa possono aiutarci anche nelle nostre città a diventare più intelligenti. Ad esempio le tecnologie che consentono produzioni differenti per la filiera agro-alimentare con l’ausilio del digitale come le produzioni agricole verticali (aeroponica) o quelle idroponiche. Infatti entrambe hanno la caratteristica comune di svilupparsi al chiuso evitando l’esposizione a catastrofi naturali, al riscaldamento globale e agli insetti. Ciò significa che le produzioni di ortaggi e frutta sono veloci, continuative e intense rispetto a quelle tradizionali e consentono di
risparmiare molta terra, acqua e pesticidi. Queste coltivazioni “idroponiche” si
sviluppano in altezza grazie a delle scaffalature poste una sopra l’altra, permettendo così di superare la mancanza di terreni disponibili per l’agricoltura. In queste serre a elevato sviluppo tecnologico tutti i parametri ambientali (come la temperatura, l’umidità, la luce e l’anidride carbonica) sono controllati artificialmente e i vegetali si ottengono attraverso un sistema che nebulizza le sostanze nutritive disciolte nell’acqua. Inoltre, il fatto che le radici siano sospese in aria permette di incrementare il livello di ossigenazione dell’apparato radicale, fondamentale per lo sviluppo della pianta.

Ma c’è di più. Nei contesti urbani le vertical farms hanno il beneficio di azzerare la distanza tra produzione e consumo e le emissioni di Co2 associate ai trasporti e sono, quindi, un’alternativa sostenibile alla grande distribuzione. Dal punto di vista energetico, queste produzioni sono ancora non sostenibili in quanto l’utilizzo di luce artificiale e di climatizzazione comportano un grande dispendio di energia elettrica e costi di produzione al momento ancora elevati. La ricerca tecnologica avanzata sta già lavorando per risolvere anche questa criticità. Nella seconda categoria includiamo quelle soluzioni tecnologiche già esistenti in altri settori ma che, applicate nel campo agricolo, consentono di migliorarne la produttività attraverso le tecniche di precisione. Alcuni esempi per capirne meglio. La blockchain può essere una grande alleata dell’agricoltura verticale perché consente la tracciabilità del cibo e garantisce la qualità, la trasparenza e la sicurezza degli alimenti lungo tutta la catena di approvvigionamento, creando un legame diretto tra produttori e consumatori. I sensori IoT (Internet of Things) possono misurare parametri come umidità, temperatura e ossigeno disciolto nell’acqua nebulizzata, garantendo che le radici ricevano l’ambiente ideale per una crescita ottimale, e la concentrazione dei nutrienti nella soluzione nebulizzata alle radici. E tante altre misurazioni e monitoraggi finalizzati a sostenere la crescita delle piante e a raggiungere il massimo rendimento. Infine, l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nella gestione dei dati derivanti dai sensori e dai dataset pre-allenati è fondamentale per estrarre insight significativi, ottimizzare le decisioni agronomiche e migliorare l’efficienza delle colture aeroponiche. Si tratta, insomma, di affacciarsi all’agricoltura con un nuovo approccio culturale (e digitale) e costruire un intero ecosistema tecnologico che ruoti intorno al valore più importante: la sicurezza alimentare e la sua sostenibilità, per la nostra vita e per il nostro ecosistema naturale. Ecco se Il Ministro Lollobrigida intendesse aprire nuove discussioni sulla nostra sovranità alimentare incominci su questi temi. Cosi vale per l’opposizione che non si fa solo criticando sterilmente ma prospettando soluzioni che vanno incontro alla qualità e salubrità delle produzioni ed alla possibilità di produrre in modo nuovo tanto cibo quanto serva alla nuova umanità che tra poco ci farà toccare il traguardo di 10 miliardi di persone.