L’antica tradizione della diplomazia vaticana nel ricercare la pace

In Ucraina la diplomazia pontificia è in prima linea nella ricerca di una soluzione pacifica per fermare la guerra provocata dall’invasione russa. Alle spalle ha un’antica tradizione. Giovanni Paolo II accettò la richiesta di Argentina e Cile per una mediazione sul canale di Beagle che andò a buon fine, tento la pacificazione tra Gran Bretagna e Argentina nella guerra per le Falkland- Malvinas (1982). Condannò tutte le guerre, guerriglie, genocidi, terrorismo, violenza, mafia, pena di morte, distruzione del creato. Ogni viaggio una testimonianza: in Sicilia (contro i mafiosi), in Gran Bretagna-Argentina (in guerra per le Falkland-Malvinas), in Nicaragua (contestato dai sandinisti), in Cile (strumentalizzato da Pinochet), a Cuba (l’incontro con Fidel), ad Haiti (per dare forza alla rivolta popolare).

Il viaggio apostolico in Gran Bretagna (28 maggio-2 giugno 1982) e quello in Argentina (aprile 1987) tentarono di normalizzare le relazioni tra i due paesi per arrivare alla soluzione della controversia delle isole Malvinas (cosi le chiamano gli argentini, ma per i britannici sono le Falkland). Le isole al largo delle coste argentine, popolate da sole 2.800 persone sono contese fra Argentina e Gran Bretagna e nel 1982 fu combattuta fra i due Paesi una guerra breve ma sanguinosa (649 morti argentini e 255 britannici). Da allora sventola sulle Falkland la bandiera britannica, ma gli argentini non si sono mai rassegnati e continuano a rivendicare la sovranità sul piccolo arcipelago. “La controversia, nata nella seconda meta dell’Ottocento, riguardava la sovranità su una piccola, ma strategicamente importante, parte di territorio (il canale di Beagle e tre adiacenti isolette) situata nella Terra del Fuoco, all’estremità meridionale dell’America Latina – ricostruisce Roberto Zichittella, inviato di Famiglia Cristiana –. La crisi divenne acuta nel 1978 quando Argentina e Cile, allora due Paesi sotto il giogo della dittatura militare, arrivarono sull’orlo del conflitto armato”.

La tensione fra i due Paesi cattolici spinse la Chiesa a far sentire la sua voce. Fra il settembre e il dicembre del 1978 ci furono prima una lettera pastorale congiunta dei vescovi argentini e cileni; poi una “esortazione paterna” di Giovanni Paolo I all’episcopato dei due Paesi (firmata il 20 settembre, si tratta probabilmente dell’unico intervento in campo diplomatico nel brevissimo pontificato di papa Luciani), infine un appello di Giovanni Paolo II ai presidenti di Cile e Argentina “con la viva speranza di veder superata la controversia che divide i vostri Paesi e che tanto angustia il mio animo”. Cosi, nel dicembre del 1978 il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, annuncio agli ambasciatori di Cile e Argentina presso la Santa Sede l’intenzione da parte del Papa di inviare “una missione di pace e di amicizia a Santiago e Buenos Aires”. L’inviato di Giovanni Paolo II fu il cardinale piacentino Antonio Samore, classe 1905, in diplomazia dal 1932, uno dei piu esperti diplomatici della Santa Sede. “La mediazione vaticana venne resa ufficiale l’8 gennaio 1979 con gli Accordi di Montevideo. I negoziati condotti dal cardinale Samore portarono alla Dichiarazione di Pace e di Amicizia del 23 gennaio 1984 e infine al Trattato firmato in Vaticano dai ministri degli esteri argentino e cileno il 29 novembre 1984 alla presenza del cardinale Agostino Casaroli – sottolinea Zichittella –. Anche Giovanni Paolo II espresse la sua “gioia profonda”.

La mediazione vaticana fra Stati belligeranti o comunque soggetti di una controversia non è un caso raro. Prima della vicenda del Canale di Beagle si ricorda l’intervento, sotto il pontificato di Leone XIII, per risolvere il contrasto fra Prussia e Spagna per la sovranità sulle Isole Caroline.  In Nicaragua, invece, la figura di Giovanni Paolo II passò dal rifiuto all’apprezzamento nell’immaginario sandinista nell’arco dei due viaggi realizzati in Nicaragua, nel 1983 e nel 1996. In occasione della prima visita, poco dopo l’insurrezione sandinista contro la dittatura di Anastasio Somoza del luglio 1979 e con al governo una giunta presieduta dall’intramontabile Daniel Ortega all’epoca trentacinquenne si ricorda il rimprovero di Giovanni Paolo II ai sacerdoti nel governo al suo arrivo all’aeroporto Augusto Cesar Sandino e la successiva contestazione di cui fu oggetto durante la messa in piazza della rivoluzione a Managua. La seconda visita avvenne con il sandinismo fuori dal potere, sconfitto nelle elezioni dal febbraio 1990 dalla coalizione Unione di Opposizione nazionale guidata da Violeta Barrios de Chamorro, vedova di Pedro Joaquin Chamorro Cardenal, assassinato dai somozisti il 10 gennaio 1978.