Il nostro “sacro retaggio”, invece del festival della morte

Si avvicina la Festa di tutti i Santi e anziché festeggiare il Signore per questa meravigliosa chiamata che accomuna i cristiani, si assiste al sempre più diffuso espandersi della “festa” di Halloween. Diffusione legata, come tutti i fenomeni di massa, a questioni di marketing e di profitto, che ci invita a riflettere non solo sul fenomeno della perdita della fede, ma anche sui fenomeni “di massa”, che mostrano sempre un vuoto diffuso di idee e di capacità critica.

Si tratta cioè di non avere la capacità critica di saper analizzare quello che ci viene proposto e pubblicizzato. La perdita di questa autonomia diciamo “intellettuale” fa sì che si diviene facilmente “manovrabili”: il mostruoso diventa simpatico, la violenza è mascherata da gioco, il demoniaco entra nel nostro modo di pensare. In punta di piedi.

E’ evidente che basterebbe poco per rendersi conto che ci troviamo dinanzi non solo ad una tradizione a noi del tutto estranea, ma anche a simboli e riti connotati da profonda crudeltà, ignoranza e inciviltà.

La cosiddetta festa di Hallowen, come ormai noto a tutti, si fonda su riti pagani delle popolazioni celtiche; queste credevano che, per allontanare gli spiriti del male, si dovessero compiere dei rituali che comprendevano orge, riti sanguinari, abuso di bevande alcoliche, offerta di sacrifici umani: una specie di festival della morte in onore di divinità pagane.

Dietro l’apparenza giocosa delle famose zucche (che rappresentano la testa di un morto), si propagandano così delle idee oscurantiste e violente: niente di meno adatto dunque per essere insegnato ai bambini nelle scuole, dove questa tradizione la fa oramai da padrone in questo periodo. 

Senza rendersene conto si insegnano riti e si accettano tradizioni di radice demoniaca e malefica: Halloween è divenuta così un’occasione per propagare una ideologia esoterica o, peggio, anche satanica. Tutto questo avviene ovviamente con una parvenza di “simpatico carnevale”. Con Halloween si “camuffano” le cose e il messaggio che con esse si vuole diffondere: farle sembrare simpatiche e innocenti, nascondendo quello che sono in realtà, dandogli un’apparenza di gioco e di festa.

Questo è proprio il modo di agire del demonio, che scambia il male per bene: un modo di agire che è ben descritto nel bellissimo libro Le lettere di Berlicche, di Clive Staples Lewis. Lo scrittore inglese nella prefazione del libro esprime un concetto che ben si adatta al fenomeno di cui stiamo parlando: “Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali si può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago”. Sublime paradigma di questo modo ingannevole d’agire sono le tentazioni di Gesù nel deserto, nelle quali il maligno usa la Parola di Dio per cercare, invano, di ingannare il Nostro Salvatore (Vangelo di Luca capitolo 4, 1-13).

I genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e i catechisti, sono chiamati per primi ad informarsi su cosa propongono nel loro delicato compito di educare e formare le coscienze: sono loro che devono difendere i più vulnerabili, appunto i bambini e i giovani, da questa influenza negativa. La reazione di noi cristiani dev’essere però soprattutto in positivo: rivalutare la bellissima festa di tutti i Santi, che fa parte della nostra cultura millenaria e di una tradizione fondata sulla carità, l’amore e la fratellanza.

In tante Diocesi la sera del 31 ottobre si moltiplicano gli incontri e le Veglie in preparazione della festa di tutti i Santi. Così a Roma, ad esempio, martedì sera nella Parrocchia di Santa Dorotea a Trastevere, dove è stata organizzata una Veglia di preghiera in onore della “Notte dei Santi”, presieduta dal Vescovo Gianrico Ruzza, Ausiliare del Settore Centro della Diocesi: adorazione eucaristica ed evangelizzazione di strada chiamata appunto Holy ween, cioè “sacro retaggio”, la fede tramandata dai Padri. 

Non è più attraente e importante ritrovare queste tradizioni, piuttosto che inneggiare alle teste di morto, alle falci e ai riti sanguinari?