Gli obiettivi principali della cooperazione Sud-Sud

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Foto: Unicef

Nonostante l’immane sforzo per colmare il gap esistente tra Paesi sviluppati e Paesi poveri, il mondo resta diviso in due. Sembra quasi essere separato in due da una linea ben definita. Una linea che divide i Paesi del nord del pianeta, più sviluppati, più ricchi ma anche responsabili principali dei danni all’ambiente causati dall’uomo. Qui il reddito medio è più elevato, il tasso di educazione molto più alto, lo sviluppo industriale è decisamente superiore e la salute (lo dimostrano i dati sull’età media) è migliore. Paesi come Stati Uniti d’America, il Giappone, la stessa Cina (entro certi limiti) e, ovviamente, la maggior parte dei Paesi europei.

A sud, invece, si trovano i Paesi più poveri, quelli con un tasso di educazione più basso, dove lo sviluppo tecnologico e industriale spesso è inferiore. Dove il tasso di mortalità, specie tra i più piccoli, è altissimo: molte volte si muore di malattie che al nord non esistono più. Paesi dove i disastri naturali provocano danni enormi dopo i quali i governi non riescono a riprendersi. Come nel caso del terremoto che nei giorni scorsi ha colpito il Marocco. O quello che ha colpito Turchia e Siria. O l’inondazione dello scorso anno in Pakistan: a distanza di un anno, in questo Paese, molte zone sono ancora allagate, con conseguenze facilmente immaginabili sotto il profilo sociale ed economico.

Per cambiare questo stato di cose, diversi decenni fa, 138 Paesi in Via di Sviluppo, comunemente detti BAPA (Buenos Aires Plan of Action), proposero un piano d’azione comune e l’introduzione della Giornata Internazionale per la Cooperazione Sud-Sud.

L’obiettivo era insegnare agli Stati del sud del pianeta ad “aiutarsi tra loro”. Con la risoluzione 58/220, nel 1978 l’Assemblea Generale delle NU dedicò a questa iniziativa una giornata: il 12 settembre di ogni anno. Recentemente, in occasione del 40esimo anniversario dall’adozione del Piano d’Azione di Buenos Aires per la promozione e l’attuazione della cooperazione tecnica tra gli Stati membri del BAPA, sono stati ribaditi gli obiettivi principali della cooperazione Sud-Sud: promuovere il benessere, l’autosufficienza e il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, compresa l’Agenda dell’ONU 2030. Diversi gli ambiti d’azione: politico, economico, sociale, culturale, ambientale e tecnico. Le azioni possono essere su base bilaterale, regionale, intraregionale o interregionale. E i progetti possono coinvolgere da due a più Paesi del sud del mondo. Per favorire la realizzazione di questi obiettivi le Nazioni Unite hanno addirittura creato un ente specifico: l’Ufficio delle Nazioni Unite per la cooperazione Sud-Sud o UNOSSC.

Le finalità della cooperazione Sud-Sud sono promuovere l’autonomia dei Paesi in via di sviluppo rafforzando la loro capacità creativa di trovare soluzioni e capacità tecnologiche ai loro problemi di sviluppo e formulare le strategie necessarie per affrontarli; rafforzare l’autonomia collettiva tra i paesi in via di sviluppo attraverso lo scambio di esperienze che porti a una maggiore consapevolezza dei problemi comuni e a un più ampio accesso alle conoscenze disponibili; e saper rispondere ai problemi e alle esigenze dei paesi meno sviluppati, dei paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo e dei paesi più gravemente colpiti, ad esempio, da catastrofi naturali e altre crisi, e consentire loro di raggiungere un maggior grado di partecipazione alle attività economiche internazionali.

Nel corso degli anni, sono stati compiuti notevoli passi avanti: molti Paesi del sud hanno acquisito significative capacità finanziarie e tecniche che hanno permesso loro di realizzare progetti utilizzando risorse provenienti da altri Stati meridionali. Nell’ultimo decennio è stata registrata una significativa crescita economica in molti Paesi in via di sviluppo e in quelli a medio reddito (spesso con un tasso di crescita invidiabile anche per i Paesi sviluppati). Secondo il WFP World Food Program questo è stato possibile grazie al sostegno e alla cooperazione Sud-Sud, allo scambio di conoscenze, esperienze, competenze, risorse e know-how tecnico fra i Paesi in via di sviluppo. Risultati che erano stati annunciati anche nel 2019, nel corso della seconda conferenza ad alto livello delle Nazioni Unite sulla cooperazione Sud-Sud, o BAPA+40. E che sono stati confermati pochi giorni fa dall’ultimo rapporto dell’UNOSSC, presentato il 6 settembre scorso.

Purtroppo, nonostante questi progressi, la strada da percorrere per colmare il gap che separa i Paesi del Sud del pianeta dagli altri Paesi del mondo è ancora lunga. E quasi certamente non potrà essere colmato entro il 2030.