AFFOGARE IN UN BICCHIERE

In Italia 450 mila giovani sono a rischio alcolismo. Bevono per bere: a qualunque ora e senza limiti. Un modo per divertirsi e di cui andare fieri. Cominciano presto, qualcuno addirittura a 11 anni (triste record, negli altri Paesi la media è 13 anni). Tra essi ci sono anche ragazzi che studiano con risultati soddisfacenti ma che il pomeriggio e la sera vengono travolti dalla mania dello sballo.

Non comprendono i pericoli che comporta l’abuso di alcolici, compreso quello della dipendenza. Per loro ubriacarsi è un modo di sentirsi grandi, una bravata della quale vantarsi con gli amici. Tanto, dicono, “possiamo smettere quando vogliamo”. Nemmeno la legge – che vieta la vendita di vino, birra e liquori ai minorenne – sembra rappresentare un problema. Basta trovare un negoziante disonesto o trafugare le scorte di casa per aggirarla.

Per comprendere la portata del fenomeno basta addentrarsi nei quartieri della movida, come Ponte Milvio a Roma, e parlare con chi li frequenta. Una ragazza racconta che la sua amica Francesca (il nome di è di fantasia) di 18 anni è finita due volte in coma etilico. In entrambi i casi sono stati gli amici ad avvertire i genitori e a chiamare l’ambulanza che l’ha subito trasporta al pronto soccorso. Questa testimonianza sfata un altro falso mito: non sono solo i maschi ad abusare di alcolici, anche tra le teenager il fenomeno è piuttosto diffuso.

Ci annoiamo, facciamo sempre le stesse cose alla fine farci una birra ci aiuta ad essere più allegri e la serata passa più veloce!” spiega un altro giovane, quasi a giustificarsi. Qualcuno, invece, “beve per seguire una moda e sentirsi ‘grande’ e accettato dagli altri”. Argomentazioni confermate anche dalla Società italiana di medicina dell’adolescenza, da una parte ci si alcolizza per “essere accettati dal gruppo” (nel 47,6% dei casi), mentre nel 47,5% dei casi per divertirsi.

Condotte che non tengono conto dei rischi per la salute e la sicurezza. Prendiamo il caso degli incidenti stradali; non è solo la riduzione della soglia d’attenzione provocata dai bicchieri di troppo a poter uccidere. I medici spiegano infatti che l’alcol produce effetti sul cuore e, di conseguenza, può provocare malori o svenimenti mentre si è al volante. Con possibili esiti fatali per sé e per gli altri. Il tutto peggiora se alla sbornia si aggiunge il consumo di sostanze stupefacenti come cocaina, ecstasy o le nuove “pillole” di droghe sintetiche che vanno per la maggiore fra i giovani: in questi casi il pericolo di effetti cardiaci letali possono triplicare.

Gli studi scientifici, insomma, parlano chiaro ma non vengono presi con la dovuta considerazione. Troppo spesso l’ubriacarsi è, infatti, preso come un gioco. Qualcuno si ricorderà il “passatempo” che qualche tempo fa andava per la maggiore sul web. Si trattava di una vera e propria gara di bevute in cui vinceva chi stramazzava al suolo per ultimo. Il tutto veniva ripreso con uno smartphone e pubblicato online per invogliare altri ragazzi a partecipare.

Per molti alcolizzarsi, quindi, non è un problema, e quelli che lo ritengono tale, sono convinti di saperlo gestire. Chi fa di queste bevande un vizio è molto probabile che si apra verso nuove forme di sballo come le droghe pesanti. Ma se nel frattempo non ha avuto alcun incidente di percorso allora tenderà a credere che, tutto sommato, questo vizio non sia dannoso. Sarà perciò portato a continuare a bere senza porsi troppi limiti, con il rischio di gravi patologie.

E’ quanto mai necessario proporre modelli di comportamento diversi, rendere i genitori consapevoli delle difficoltà e collaborare con la scuola. In questo senso coinvolgere i medici famiglia dovrebbe essere il primo step nel momento in cui il problema si presenta non occasionalmente, ma ripetutamente.

La cosa fondamentale, per gli adulti, è tenere gli occhi aperti. Comportamenti e stati d’umore diversi possono essere un primo campanello d’allarme. In generale occorre non sottovalutare i segnali che gli adolescenti lanciano, spesso per provocare nel genitore l’attenzione, un modo per dire “io esisto, occupati di me”.

L’Istituto Superiore di Sanità propone un decalogo per contrastare l’alcolismo e abbatterne l’uso tra i minori. Nessuna persona in particolar modo un adolescente vuole trasformarsi in alcolista, ma la triste realtà è che molti lo diventano in seguito. L’unico modo per venirne fuori è affrontare il problema e non vergognarsi di chiedere aiuto presso i centri specializzati per trovare un’adeguata via d’uscita finché si è ancora in tempo.