Ocha: “Tripoli, oltre 67.000 sfollati”

Proseguono le violenze in Libia e, con esse, il numero di vittime, feriti e sfollati. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), infatti, è salito a 67.200 il numero degli sfollati per causa degli scontri armati a Tripoli e dintorni, iniziati lo scorso 4 aprile.

Il comunicato

“La comunità umanitaria internazionale – si legge nella nota dell'Ocha – condanna fermamente l'apparente attacco diretto contro un'ambulanza chiaramente segnalata l'8 maggio scorso, che ha ferito due paramedici e lasciato in condizioni critiche il direttore delle ambulanze e dei servizi medici di emergenza di Tripoli, ultima di un'allarmante alta incidenza di attacchi ai primi soccorritori e al personale medico“. L'Ocha segnala inoltre che “un raid aereo nella notte del 7-8 maggio ha ferito due persone all'interno del centro di detenzione di Tajoura e ricorda che l'Unhcr ribadisce le richieste di evacuazione immediata di rifugiati e migranti intrappolati nelle aree di conflitto. “L'impatto umanitario si fa sentire nel sud della Libia, con l'interruzione nel rifornimento di beni essenziali come cibo e carburante”.

Oms

Anche l'Oms ieri ha denunciato con forza l'attacco contro l'ambulanza dei giorni scorsi. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, il conflitto in corso a Tripoli ha causato finora la morte di 454 persone e il ferimento di altre 2.154, tra cui “tre operatori sanitari la cui ambulanza è stata colpita questa settimana”. L’attacco all’ambulanza è avvenuto l’8 maggio. “Questo attacco a un’ambulanza chiaramente riconoscibile è una violazione scioccante e intollerabile del diritto umanitario internazionale – ha detto in una nota Syed Jaffar Hussain, rappresentante Oms in Libia – non solo questo attacco ha ferito personale fondamentale, ma la stessa ambulanza è stata portata via, privando così i pazienti delle cure”. Dall’inizio del conflitto, si precisa nella nota, altre 11 ambulanze sono state coinvolte e tre operatori sanitari sono rimasti uccisi. L'Oms ha avviato la campagna sociale intitolata “Ambuances are #notatarghet”, le ambulanze non sono un bersaglio di guerra.