“No” dei Vescovi argentini alla costruzione di una centrale nucleare sul Rio Negro

“No” alla costruzione della centrale nucleare sul Rio Negro. E’ la decisione presa durante una riunione guidata da mons. Virginio Bressanelli, Vescovo Emerito e Amministratore diocesano di Neuquén, le più alte autorità cattoliche in Patagonia, regione dell’Argentina, respingo l’installazione di una centrale nucleare a Rio Negro, la cui costruzione è stata annunciata dal governo provinciale e dall’amministrazione di Mauricio Macri.

Non ci sono condizioni

Come riporta l’Agenzia Fides, in una nota i Vescovi dichiarano che ad “oggi non ci sono le condizioni per l’esecuzione di questo progetto”. Tuttavia, aggiungono i presuli, “riconosciamo la necessità per il Paese di incrementare la produzione elettricità, le opportunità di lavoro che questo impianto potrebbe fornire, l’urgenza di generare altri tipi di energia che non emettano gas responsabili dell’effetto serra”.

Pericolosi rifiuti

Secondo il pensiero dei Vescovi argentini, la centrale nucleare “produce pericolosi rifiuti che rimangono radioattivi per lungo tempo e implica un costo molto elevato”. Inoltre, affermato che “le conseguenze di un fallimento o di un incidente sono molto gravi e irreparabili”, sottolineando che c’è “poca fiducia nell’efficacia dei controlli”. I Presuli affermano che il loro intervento non è “inteso a definire questioni scientifiche, né a sostituire la politica, ma a invitare al dialogo e a un dibattito onesto e trasparente”. I presuli si pongono così in continuità con l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco, dove al numero 184 troviamo scritto: “Alcuni progetti, non supportati da un’analisi accurata, possono intaccare profondamente la qualità della vita di un luogo per questioni molto diverse tra loro come, ad esempio, un inquinamento acustico non previsto, la riduzione dell’ampiezza visuale, la perdita di valori culturali, gli effetti dell’uso dell’energia nucleare. La cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse privato, può favorire pratiche troppo rapide o consentire l’occultamento dell’informazione”.