Presidenziali in Ecuador: a Moreno il 51% dei voti ma Lasso grida al broglio. Scontri a Guayaquil

Ecuador

E’ bagarre sui risultati delle presidenziali in Ecuador: lo spoglio del secondo turno elettorale ha riportato, per il momento, la vittoria di misura dell’ex vicepresidente del governo Correa e leader del partito Alianza Pais, Lenin Moreno, il quale ha guadagnato il 51,07% della preferenza popolare, sull’altro candidato, il conservatore ed ex banchiere Guillermo Lasso, attestatosi sul 48,93%. Con lo scrutinio del 94,44% dei voti, la vittoria di Moreno è stata decretata (anche se circa il 4% dei voti deve essere ancora conteggiato), con il filogovernativo che, nel suo discorso di presentazione, ha promesso un’attività governativa volta a fornire soluzioni per le numerose problematiche di tipo sociale che, non da un giorno, affliggono il Paese dell’America latina. Ma, praticamente in contemporanea con la dichiarazione degli esiti delle votazioni, il candidato sconfitto ha messo in dubbio la loro veridicità, avanzando una serie di contestazioni che, come riportato dallo stesso Lasso in conferenza stampa, saranno impugnate dai legali “per presentare una serie di obiezioni”.

Lasso: “Difendere volontà del popolo”

“Ho parlato con il segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani – ha spiegato il candidato sconfitto -: intendo difendere la volontà del popolo di fronte ad un broglio elettorale che potrebbe lasciare il paese nelle mani di un governo illegittimo”. Queste le parole di Lasso a Guayaquil, le quali suonano come una richiesta di riconteggio dei voti, postando su Twitter uno dei presunti atti di sostituzione tra un voto e l’altro, scrivendo: “Questo è solo un esempio di procedimenti che dimostrano le incongruenze. Hanno scambiato i loro voti con i nostri”.

Proteste e scontri

Momenti di confusione si erano avuti già al momento della chiusura delle urne, con la diffusione dei dati di due exit poll, i quali avevano indicato due diversi risultati, spingendo entrambi i candidati a dichiararsi vincitori, prima della successiva diramazione dei dati definitivi da parte del Consiglio nazionale elettorale. Nel frattempo, nella capitale Quito e a Guayaquil si sono svolte (e continuano a svolgersi) proteste “decise ma pacifiche”, come richiesto dallo stesso Lasso ai suoi sostenitori. Tuttavia, nella notte fra il 2 e il 3 aprile, in corrispondenza con l’annuncio della vittoria di Moreno, qualche scontro fra polizia e manifestanti si è registrato. A condannare l’atteggiamento degli sconfitti è stato anche il presidente uscente, Rafael Correa (il quale ha appoggiato la candidatura del leader di Alianza Pais): “L’opposizione vuole ottenere con la violenza quello che non è riuscita a ottenere con le elezioni”.

L’ironia di Assange

La candidatura dell’ex banchiere Lasso, avanzata già nel 2012 in concorrenza con Correa (allora chiuse con il 22% delle preferenze), ha un significato importante anche per il fondatore di Wikileaks, Julian Assange: Lasso aveva infatti promesso (lo scorso febbraio) che, qualora avesse vinto, lo avrebbe invitato a lasciare l’ambasciata ecuadoregna a Londra. Ora è lo stesso Assange a ironizzare, twittando al conservatore di “lasciare il Paese entro 30 giorni”.