Angelus alla Casa Hogar, il Papa prega per il Venezuela

Questa casa, e tutti i centri che voi rappresentate, sono segno della vita nuova che il Signore ci vuole donare”. Lo ha detto Papa Francesco incontrando i giovani volontari e dirigenti della Casa Hogar del Buen Samaritano, un centro che, a Panama City, accoglie numerose persone contagiate dal virus Hiv: “Stare con voi è per me motivo di rinnovare la speranza. Grazie perché lo rendete possibile”. Assieme a loro presenti i volontari del Centro “Giovanni Paolo II”, della Casa-famiglia “San Giuseppe” delle Sorelle della Carità e della “Casa dell’Amore” della Congregazione dei Fratelli di Gesù Kkottonngae. Il Pontefice ha spiegato che “è facile confermare la fede di alcuni fratelli quando la si vede agire ungendo ferite, sanando speranza e incoraggiando a credere… Qui – ha detto – la Chiesa e la fede nascono e si rinnovano continuamente per mezzo della carità”.

“Anche l'indifferenza uccide”

A nascere, ha detto ancora Papa Francesco, “quando lo Spirito Santo ci dona occhi per vedere gli altri non solo come nostri vicini di casa ma come nostri prossimi”. E, per questo, il Santo Padre ricorda ciò che disse Gesù quando gli chiesero “Chi è il mio prossimo”. Egli non espose teorie ma usò la parabola del Buon Samaritano, “un esempio concreto di vita reale che tutti voi conoscete e vivete molto bene. Il prossimo è una persona, un volto che incontriamo nel cammino, e dal quale ci lasciamo muovere, ci lasciamo commuovere… Così lo intese il buon Samaritano davanti all’uomo che era stato lasciato mezzo morto al bordo della strada non solo da alcuni banditi, ma anche dall’indifferenza di un sacerdote e di un levita che non ebbero il coraggio di aiutarlo”. E, ha ammonito il Pontefice, “anche l’indifferenza uccide, ferisce e uccide. Gli uni per qualche misera moneta, gli altri per paura di contaminarsi, per disprezzo o disgusto sociale”. Il prossimo, invece, “è un volto che rivela la nostra umanità tante volte sofferente e ignorata, un volto che scomoda felicemente la vita perché ci ricorda e ci mette sulla strada di ciò che è veramente importante e ci libera dal banalizzare e rendere superflua la nostra sequela del Signore”.

“Qui si nasce di nuovo”

Ai volontari del centro, Papa Francesco ha espresso un ringraziamento perché “stare qui è toccare il volto silenzioso e materno della Chiesa che è capace di profetizzare e creare casa, creare comunità… Fare 'casa' è fare famiglia; è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana”. In una casa, ha concluso, “nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione… E così si attua il miracolo di sperimentare che qui si nasce di nuovo; qui tutti nasciamo di nuovo perché sentiamo efficace la carezza di Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e, perciò, più divino”.

Preghiera per il Venezuela

Al termine della preghiera per l'Angelus, Papa Francesco ha riservato un pensiero al popolo del Venezuela “al quale mi sento particolarmente unito in questi giorni, di fronte alla grave situazione che sta vivendo. chiedo al Signore che si cerchi e si raggiunga una soluzione giusta e pacifica per superare la crisi, nel rispetto dei diritti umani e cercando esclusivamente il bene di tutti gli abitanti del Paese”. E non dimentica la Giornata internazionale della memoria delle vittime dell’Olocausto: “Abbiamo bisogno di mantenere vivo il ricordo del passato, delle tragedie passate, e imparare dalle pagine nere della storia per non tornare mai più a commettere gli stessi errori. Continuiamo a sforzarci, senza sosta, di coltivare la giustizia, di far crescere la concordia e sostenere l’integrazione, per essere strumenti di pace e costruttori di un mondo migliore”. Una preghiera anche per “le tragedie che hanno colpito lo Stato di Minas Gerais in Brasile e lo Stato di Hidalgo in Messico”.