La confessione del Papa: “Non capisco la politica italiana”

E'una preghiera per l'Europa quella con cui Papa Francesco conclude la sua conferenza sul volo di ritorno dalla Romania, dopo tre intensi giorni di viaggio apostolico: “L’Europa torni a essere il sogno dei Padri fondatori”. Un appello forse, e anche un invito a unirsi alla sua preghiera in pieno rispetto di quello che, durante il suo soggiorno nell'Est del continente, è stato uno dei concetti portanti: “Camminare insieme”, perché la fede possa essere strumento di fraternità, in grado di superare le divisioni e intraprendere insieme un comune percorso di comunità fra popoli e culture. Inizia dal tema dell'emigrazione la riflessione del Santo Padre sul suo viaggio, in particolare su chi è costretto a lasciare per questo la propria famiglia: “Staccarsi perché non manchi niente ai figli è un atto d’amore. Tante volte questi sono i risultati di una politica mondiale che incide su questo. Io so la storia del tuo Paese dopo la caduta del comunismo e poi tante imprese straniere hanno chiuso per aprire altrove e guadagnare di più. Chiudere un’impresa e lasciare gente sulla strada. Questa è anche un’ingiustizia mondiale, generale: è mancanza di solidarietà”. Per questo, ha spiegato, “ci vuole solidarietà mondiale”.

Ancora camminare insieme

Sul “camminare insieme” Papa Francesco ha insistito durante tutto il suo soggiorno in terra romena, incentrandolo non solo su un cammino comune di civiltà ma anche sul piano delle confessioni. Ed è questo l'atteggiamento da tenere: “Il rapporto della mano tesa, quando ci sono dei conflitti… Abbiamo nella storia l’ecumenismo del sangue: quando li uccidevano, ai cristiani non domandavano: tu sei cattolico? Sei ortodosso? Sei luterano? Chiedevano: tu sei cristiano? C’è l’ecumenismo della testimonianza, del sangue e poi l’ecumenismo del povero, lavorare insieme per aiutare i poveri, gli ammalati, gli infermi”. Camminare insieme dunque “ma non aspettare che i teologi si mettano d’accordo per arrivare all’eucaristia comune. L’ecumenismo si fa insieme con le opere di carità e volendosi bene”.

La politica

Sul fronte della politica italiana, il Pontefice è stato interpellato sul tema dell'utilizzo di simboli cristiani durante le recenti campagne elettorali, argomento che ha alimentato dibattito e provocato reazioni contrastanti: “Non sono entrato in queste notizie, nella propaganda… Mi confesso ignorante, non so dirle un’opinione sugli atteggiamenti della campagna elettorale di uno dei partiti. Dire un’opinione su atteggiamenti di una campagna elettorale di uno dei partiti senza informazione, così, sarebbe molto imprudente da parte mia. Io prego per tutti perché l’Italia vada avanti e gli italiani si uniscano, siano leali con il loro impegno”. E sui politici italiani, conferma di non aver ricevuto richieste di incontro dai vicepremier come è stato invece per il premier Conte: “È stata una bella udienza, di un’ora. È un uomo intelligente, professore, sa ciò di cui parla”. Poi lancia un'allerta: “C’è nella politica di tanti Paesi – tanti – la malattia della corruzione: dappertutto. Non dite domani 'il Papa ha detto che la politica italiana è corrotta': no. Io ho detto che una delle malattie della politica, dappertutto, è scivolare sulla corruzione… è universale”.

Nonni e Europa

Nel suo incontro con i giovani, il Santo Padre ha particolarmente insistito sul rapporto con i nonni, lo stesso che sente ogni qual volta lui incontri il Papa emerito Benedetto XVI: “Ogni volta che vado a lui a visitarlo lo sento così. Gli prendo la mano e lo faccio parlare. Parla poco, parla adagio ma con la stessa profondità di sempre. Perché il problema di Benedetto sono le ginocchia, non la testa: ha una lucidità grande e io sentendo parlare lui, divento forte, sento il succo delle radici e mi aiuta ad andare avanti”. E in un'Europa che sembra far fatica a rispondere all'appello di fraternità da lui più volte invocato, Papa Francesco ribadisce che “l’Europa non deve dire: arrangiatevi voi e andate avanti. Tutti siamo responsabili dell’Unione Europea e la circolazione della presidenza della UE non è un gesto di cortesia ma un simbolo della responsabilità che ognuno dei Paesi ha. Se l’Europa non è grande dentro le sfide future appassirà”. Quello che è necessario per l'Europa “è riprendere la mistica dei padri fondatori, deve ritrovare se stessa e superare le divisioni delle frontiere. Stiamo vedendo delle frontiere in Europa e questo non va bene, è vero che ogni Paese ha una propria identità e deve custodirla, ma per favore l’Europa non si lasci vincere da pessimismo e dalle ideologie”.