la MER DE la France

L’arroganza, la supponenza, il nazionalismo spinto all’individualismo hanno trovato la loro peggiore espressione nella chiusura improvvisa delle frontiere ai migranti, bloccati con i gendarmi, come si trovassero davanti a un’invasione ostile. Questa è la civilissima Francia, quella che si vanta di avere il maggior numero di etnie al proprio interno. Già, purché si abbassino ad essere una classe di serie B, utili come mano d’opera a buon mercato relegata nelle banlieues; d’altra parte i grandi flussi migratori provenivano soprattutto dalle ex-colonie. Ora il mondo è cambiato, la Francia no. Pensa di poter dettare leggi e regole agli altri Paesi, di fregarsene degli accordi internazionali, Schengen per primo, di guardare l’Italia con gli occhi di Carlo VIII.

Pseudo conquistatori che arrivano, sparano e sperano di fare razzia, lasciando macerie. Dal 1494 a oggi sembra non sia cambiato nulla. La guerra in Libia è l’ultimo esempio: l’hanno voluta, studiata insieme agli americani e guidata senza minimamente pensare al dopo Gheddafi. L’idea era quella di mettere le mani sulle risorse petrolifere locali, e gestire il flusso di greggio verso il Vecchio continente e non solo. Peccato che i vertici dell’Eni siano stati più scaltri di loro: mentre i caccia transalpini bombardavano Tripoli, gli italiani facevano accordi con i capi tribù i quali, spazzato via il regime, si trovarono a gestire i pozzi. Una mossa che i “galletti” non avevano previsto, e che li ha fatti trovare con un pungo di mosche in mano.

Sarà anche per questo che con l’Italia hanno il dente avvelenato. E la mossa infame di bloccare i migranti africani a Ventimiglia ne è una prova. E’ gente disperata, che cerca di ricongiungersi con le famiglie d’origine, o prova a trovare un futuro salendo nel nord dell’Europa. La Francia ha deciso autonomamente di mettersi la stella da sceriffo sul petto e chiudere i valichi. La mer de la France risulta così inaccessibile, come le frontiere di terra.

“La Commissione è al corrente dei controlli alle frontiere di Francia, Austria e Svizzera con l’Italia e stiamo verificando la situazione. Ricordiamo che tutti devono rispettare Schengen e le regole del sistema di asilo europeo”, ha detto Natasha Bertaud, portavoce del Commissario Ue all’Immigrazione. Ma è un’uscita troppo tiepida. L’Europa deve ritrovare la sua anima solidale se vuole sopravvivere, altrimenti viene a cadere lo scopo per il quale restare uniti; e a quel punto la disgregazione sarà totale.

I francesi – dall’altro della loro prosopopea – rincarano la dose: – “Bisogna che l’Italia accetti di creare dei centri per distinguere i migranti economici irregolari dai rifugiati”, ha detto il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve. Secondo l’idea sostenuta da Parigi, scrive Le Monde in un lungo articolo, “l’ufficio europeo per l’asilo e l’Alto commissariato per i rifugiati farebbero questa prima selezione e gli Stati studierebbero poi i dossier”.

Il giornale francese spiega poi che il blocco dei migranti tra Ventimiglia e Mentone è soprattutto dovuto alla situazione esplosiva a Parigi, dove nel giro di appena una settimana centinaia di africani sono stati evacuati per ben tre volte da altrettanti accampamenti di fortuna, dopo il primo sgombero del 2 giugno al Pont de la Chapelle, tra polemiche e denunce contro i metodi della polizia.

Ecco dunque il vero motivo: preservare la tranquillità interna a costo di far esplodere una polveriera appena al di là del confine. D’altronde il protezionismo, su ogni fronte, è una caratteristica dei francesi. Il che non vuol dire che l’Italia, e l’Europa, debbano adeguarsi. Anzi.

Il presidente Francois Hollande – che ha fatto dire al suo ministro dell’Interno “I migranti non passano, ci pensi l’Italia”- domenica incontrerà Matteo Renzi, e il premier dovrà essere all’altezza della situazione. Cosa che per ora non è accaduta, vista la gestione del caso-Ventimiglia, che ci ha visti subire lo schiaffo francese senza essere in grado di prendere subito contromisure che non fossero soltanto l’emergenza assistenziale.

Inutile sembra la sollecitazione dei vescovi transalpini che hanno aspramente criticato la scelta del governo lanciando “un appello alla solidarietà cristiana e alla responsabilità politica europea perché non si ceda alla logica dei dispetti e non si giochi sulle spalle e sulla pelle degli immigrati”, come ha detto Padre Lorenzo Prencipe, direttore del Servizio nazionale per la pastorale dei Migranti della Conferenza episcopale francese. “La ragione di questo indurimento della politica francese verso l’immigrazione – ha spiegato – è essenzialmente legata alla situazione politica elettorale nel Paese”, dove l’anno prossimo si voterà per l’Eliseo.

E così, mentre l’Italia sembra incapace di farsi valere e la Francia prosegue nel suo modo arrogante di porsi, chi ne fa le spese sono i migranti. Costretti a restare non nel mer de France, ma letteralmente nella merda.