La De Girolamo e la Rai del cambiamento

Ho letto con stupore e preoccupazione le dichiarazioni del sottosegretario pentastellato Stefano Buffagni su Facebook, contro l'ipotesi di impiegare l’ex parlamentare forzista Nunzia De Girolamo, come conduttrice di linea verde estate, il noto programma per l’agricoltura. La preoccupazione, naturalmente, non attiene al fatto se la De Girolamo sia in grado o no di dirigere una trasmissione televisiva, compito che lasciamo ai dirigenti Rai, ma per le motivazioni sottolineate e risottolineate improvvidamente, sul suo passato di parlamentare e militante di Forza Italia. Afferma Buffagni: “Nella Rai del cambiamento non si può far condurre un qualsiasi programma a questa deputata ex berlusconiana, poi Alfaniana, nonché moglie dell’attuale deputato Pd. Devo dire che mi ha impressionato la durezza del tono usato, le affermazioni discriminatorie, la imprudenza avuta nel definire la tv pubblica, la rai del cambiamento.

Spero che qualcuno del suo partito abbia modo di correggere il sottosegretario, anche se questa speranza, per tutto ciò che sento e vedo, lo sconsiglierebbe; ma non può passare sottotono ciò che è stato detto. Il significato delle affermazioni, così appaiono: non può condurre un programma televisivo un ex deputato, ancor più se berlusconiano e moglie di un deputato Pd. Personalmente ritengo di segno cupo, il disprezzo mostrato pubblicamente, da parte di un membro del governo, verso chi ha svolto un mandato parlamentare. Secondo Buffagni a loro, almeno a quelli che militano in formazioni politiche a lui non graditi, si dovrà cucire sul bavero un segno distintivo della vergogna, per aver svolto quel ruolo? E se in futuro si dovesse riservare anche a lui lo stesso trattamento? Poi se volessimo nelle sue affermazioni, nel definire la rai d’oggi quella del cambiamento, sono sicuro che impallidirebbe nel  conoscere quella del passato. Ad esempio, durante l’antica Rai dei tempi d’oro di Bernabei, c’era un consiglio di amministrazione espresso dalla politica, esattamente come ora, ma la direzione era affidata ad un uomo competente ed autorevole, che sapeva tenere a bada la politica dalle possibili, interferenze sull’ente. Infatti, la politica era ospitata in un programma specifico dove tutti gli schieramenti avevano la possibilità di esprimersi, e i programmi culturali sovrastavano i tempi destinati a show allora  comunque decorosi. La pubblicità aveva un solo spazio dedicato alle nove di sera con il mitico“Carosello”. Infatti non si riteneva fosse il caso di approvvigionarsi finanziariamente dalla pubblicità, giacché lo si faceva e lo si fa ancora con i canoni pagati dai cittadini. Oggi se si intende davvero cambiare la rai, si riduca drasticamente la pubblicità che implicitamente influisce nella qualità culturale che la tv pubblica deve avere come obiettivo.

Siamo infatti arrivati ad un paradosso: le tv private a canone mensile, non fanno pubblicità ma producono documentari di pregio, inchieste, e producono film e fiction propri di interesse storico-culturali, mentre quella pubblica, talk show da mattina a sera. Allora se Buffagni vuole una rai del cambiamento, aldilà della vicenda che riguarda l’ex deputata in questione, avrà un bel da fare. Ma a quel punto potrà parlare di cambiamento.