La telenovela dell’art.18 e la cattiva informazione

Era il 20 maggio del 1970 quando la Legge 300 rese esecutivo l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che prevedeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa. Da quel giorno l’art. 18 come un abito vintage, appare e scompare dalla scena seguendo le mode delle legislature in un “odi et amo” senza conclusione. Oggi Renzi e Alfano si alternano, chi tentando di accattivarsi le simpatie di mamma Germania così che elargisca concessioni al cospetto di tanta obbedienza, chi coltivando la propaganda di raccolta di consensi per le elezioni che spera prossime. Di tanto dibattere, la rete nazionale trasmette un servizio, per fortuna, chiarendo che non è un sondaggio in cui mostra la grave ignoranza dei nostri giovani, colti di sorpresa dalle interrogazioni del giornalista, che fanno scena muta sul contenuto dell’art. 18; nessuno sa cosa enunci  tranne un solo ragazzo che balbetta con una discutibile forma lessicale:” Si, no, dai, quello del licenziamento ingiusto, noo?”.

Due considerazioni sul mandante più che sulla malcapitata vittima. Era opportuno che una testata nazionale mandasse in onda un servizio che gratuitamente, ma non senza ritorsioni sulla propria professionalità, ha dipinto un pessimo ritratto dei giovani italiani come se fossero analfabeti e ignoranti quando magari la sfortunata inviata si può essere imbattuta in un manipolo di perditempo? Il modus si addice più al giornalismo sfacciato de “Le Iene” e lasciamolo fare a loro che lo fanno egregiamente, come quando ci hanno mostrato le gravissime lacune degli stessi onorevoli sulla materia che li compete, lacune queste, imperdonabili più di quelle di giovani che a volte scelgono di ignorare in un clima di anarchica disillusione. Dedichiamo le energie per dissipare i dubbi sui contenuti di questo spinoso argomento, anziché alimentare la confusione e intervistiamo piuttosto i lavoratori fuori dalle fabbriche e i datori di lavoro per offrire l’occasione a loro di dar voce alle loro esigenze e a noi di costruirci una reale e sana opinione circa l’oggetto del contendere.