ELEZIONI IN MESSICO, TRA PROTESTE E VIOLENZA VINCE IL PARTITO DEL PRESIDENTE NIETO

I primi risultati delle elezioni in Messico vederebbero il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) in testa, mantenendo così il controllo della camera. Una vittoria che sembra sorprendere dopo le proteste avvenute all’apertura delle urne e al termine di una campagna elettorale segnata dalla violenza e dalle rivolte di chi chiede un Paese più sicuro, in particolare negli stati meridionali di Chiapas, Guerrero, Michoacan e Oaxaca, dove la criminalità organizzata prende il sopravvento. E per il presidente Enrique Peña Nieto è stato proprio questo uno dei suoi punti di forza nella campagna elettorale, promettere al popolo città più controllate e sicure, guadagnando così tra il 29,8 e il 30.8 & dei voti e mantenendo tra i 196 e 203 seggi alla camera dei deputati (su 500 totali).

Secondo gli analisti le elezioni del 7 giugno sono state interpretate come un banco di prova per l’attuale presidente, aspramente criticato dopo il caso di 43 studenti che volevano manifestare contro un politico legato ai cartelli della droga e rapiti poco dopo a Iguala nel settembre 2014. Secondo una prima versione ufficiale dei fatti, i ragazzi sarebbero stati uccisi da una banda di narcotrafficani, ma le famiglie non credono alla versione del governo e accusano le istituzioni di aver coperto e collaborato con la criminalità organizzata. Intanto il bilancio delle vittime delle legislative vedrebbe almeno 7 morti tra i candidati alle elezioni e nove funzionari uccisi durante la campagna elettorale. Solo nel mese di aprile ci sono stati 1374 omicidi nel Paese, il più alto tasso del 2015.