Il Santo Padre: “La Chiesa senza testimonianza è fumo”

Il giovane che sogna in grande non va in pensione presto. La Bibbia ci dice che i sogni grandi sono quelli capaci di essere fecondi, seminare pace, fraternità e gioia. Questi sono sogni grandi perché pensano a tutti con il 'noi'”. E' un messaggio chiaro quello di Papa Francesco ai quasi 100 mila giovani radunati nel Circo Massimo di Roma (70 mila circa secondo i dati Cei), arrivati nella Capitale per portare e ricevere un dono di speranza. E' a loro che il Santo Padre si è rivolto indicando la via da seguire per essere veri cristiani nel mondo di oggi, a diretto contatto con le sfide che ci pone, con i dubbi che ci insinua e le paure che ci incute: “Chi ha paura – spiega – è forse chi ha smesso di sognare e di rischiare”. Sogno e rischio, combattere per la vita e donare se stessi agli altri, sconfiggere la logica deviante dei “giovani da divano” e  “non cadere nel tranello di chi non ci fa essere pellegrini sulle strade dei nostri sogni”.

“Pellegrini sulla strada dei sogni”

Il Pontefice raccomanda i ragazzi e le ragazze di non cadere nel facile errore che ci spinge a credere come il contrario dell'io sia il “tu”: “Da giovane, parlando con un sacerdote, ci sono caduto anche io: 'No', mi rispose lui… 'Il contrario di io è noi'. Se a questa domanda rispondo 'tu' genero la guerra, se rispondo 'noi' faccio la pace. I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, generano la vita. Hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, che soffia dentro e dilata. I sogni grandi hanno bisogno di Dio”. E cosa significa sognare le cose grandi? Essere giovani propositivi e impegnati, attenti alla vita e al fratello che ci è accanto, renderci partecipi di una vera missione, consapevoli di non essere mai soli nell'affrontare tutto ciò che la vita ci mette di fronte: “Sognare le cose grandi da solo è pericoloso, perché puoi cadere nel delirio di onnipotenza. Ma con Dio non devi avere paura. Rischiate su quella strada, non abbiate paura. Sarete voi a fare realtà dei vostri sogni, perché la vita non è una lotteria ,la vita si fa e tutti abbiamo la capacità di farlo”.

“La paura ti fa pessimista”

Rispondendo alle domande dei giovani, arrivate dal palco dell'assolato Circo Massimo, Papa Francesco si sofferma su un punto in particolare: percorrere i propri sogni di vita, non lasciandoci avvolgere dalle spire del pessimismo. “Dove posso comprare le pastiglie che mi faranno sognare? Da nessuna parte… Quelle cose non ti fanno sognare ma ti addormentano il cuore, ti bruciano i neuroni, ti rovinano la vita”. E i sogni? Nemmeno quelli si comprano: “I sogni sono un dono di Dio seminato nei vostri cuori. I sogni ci vengono dati gratuitamente ma perché noi li dessimo gratuitamente anche agli altri. Nessuno, prendendoli, vi farà impoverire. Offriteli agli altri gratuitamente”. Il pessimismo, spiega il Santo Padre “ti butta giù, non ti fa fare niente. E la paura ti fa pessimista. Rischio, sognare e avanti! Come diceva il santo Papa Giovanni XXII, 'Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di bene'”. Una frase che Papa Francesco fa ripetere ai giovani più volte, perché in essa c'è il vero senso di tutto il vivere non solo come cristiani ma come giovani davvero vivi e incarnati nell'amore, tentendo ben chiaro il messaggio di Gesù: “La Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo”.

“Se arriverete dove non siamo, aspettateci”

Al termine del momento di dialogo, il Papa ha posto una corona di fiori, donatagli da una ragazza, sotto l'icona della Vergine raccogliendosi in preghiera mentre il coro cantava l'ave Maria in latino: “Fa che i nostri sentieri siano come i tuoi, strumenti per la comunicazione”. Prima della benedizione finale, il Santo Padre ha invitato i giovani a “non accontentarsi del passo prudente: ci vuole il coraggio di rischiare un balzo in avanti per fare come Gesù. Abbiamo bisogno di fratellanza: rischiate, andate avanti, sarò felice di vedervi piu veloce di chi nella Chiesa va lento”. Questo perché, spiega, “la Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni e quando arriverete laddove noi non siamo ancora giunti aspettateci”. Infine, un invito a camminare insieme, a faticare per il fratello che è accanto, perché questo cammino “ci fa diventare il popolo di Dio”. Gesù, ricorda, “non è eroe immune alla morte ma colui che la trasforma con il dono della sua vita. E' stato bello e faticoso il cammino per venire a roma e altrettanto bello e faticoso sarà il cammino del ritorno: ognuno di noi, tornando a casa, si metta in testa che Gesù ci ama, senza ansia e senza paura insieme ai vostri fratelli”.