CHIARA
E LA MISTERIOSA LETIZIA

E’ il 21 settembre 2008, tra le verdi colline dell’Umbria si apre la spianata di Assisi e qui nella Chiesa di San Pietro addobbata a festa sta per essere celebrato il matrimonio di Chiara Corbella ed Enrico Petrillo. Lei è bella, raggiante, ha 24 anni e il suo sorriso segue luminoso ogni passo che l’avvicina all’altare dove ad attenderla c’è lui, un giovane sposo, emozionato e innamorato. Potrebbe essere la scena perfetta per l’inizio di un film, o l’apertura di un romanzo, ma questa è la storia vera di due ragazzi romani che hanno visto la loro vita trasformarsi di grazia in grazia credendo alla Parola di Dio. Se, come diceva Don Benzi, il cristiano è colui che ha creduto all’Amore, Enrico e Chiara ne sono una testimonianza in carne e ossa.

Dopo il viaggio di nozze la ragazza rimane subito incinta di Maria Grazia Letizia. Alla bimba però viene diagnosticata un’anencefalia. La coppia decide di accoglierla anche se molti medici suggerivano di “risolvere il problema” con l’aborto. “Io non mi sentivo di andare contro di lei – raccontò durante una testimonianza – volevo sostenerla come potevo e non sostituirmi alla sua vita”. Chiara partorisce e dopo mezz’ora la piccola è già in Cielo.

Qualche mese dopo arriva la notizia di una nuova gravidanza. Il bambino però non aveva sviluppato gli arti inferiori e verso il settimo mese a causa di malformazioni viscerali i medici dichiarano che anche lui, come la sorella, è destinato a morire. Non è stato facile, ma con l’esperienza di Maria Grazia Letizia avevano sperimentato che Dio non li aveva abbandonati ed erano pronti a fidarsi di nuovo. Così anche Davide dopo aver ricevuto il battesimo “è andato filato in Paradiso” come racconta Padre Vito, il frate che ha accompagnato in questo cammino la giovane coppia. La loro vita sembrava manifestare la luce di un paradosso: la gioia nella sofferenza, qualcosa che non può venire dall’uomo. Enrico in una sua canzone la chiama “misteriosa letizia”, è un allegria e una pace profonda che nascono dalla fede, conquistata piano piano, prima come singoli e poi come sposi. Non è magia, né fanatismo, ma è il frutto di una relazione quotidiana con Dio che “fa bene tutte le cose”. La croce che agli occhi del mondo sembra appartenere a uno scenario medievale e bigotto nasconde una grazia speciale, quella della consolazione. Due funerali celebrati senza smettere di credere che Lui è la Vita.

Da alcuni esami a cui si sono sottoposti i due coniugi è emerso che le patologie dei figli non avevano alcun collegamento. Uno schiaffo a chi li aveva giudicati incoscienti per aver concepito un altro bimbo dopo le complicazioni al primo parto. Di fronte a chi consigliava di abortire Enrico rispondeva con semplicità: “Dio crea la vita per l’eternità e io gli dico di no?”.Poi arriva Francesco. Tutto procede regolarmente, il bimbo è sano ma al quinto mese di gravidanza diagnosticano alla madre un grave carcinoma alla lingua in stato avanzato. Il piccolo viene fatto nascere prima ma comunque in modo che non sia in pericolo. Ad aprile 2012 la sentenza finale: le cure sono inutili perché ormai Chiara è terminale. Rientrata a casa dopo l’ultimo esito medico, di fronte ai familiari lei scherza: “Va bene tutto, la prova, la malattia, ma se voi fate queste facce…gnela posso fa”. Era sempre ironica e sorridente, anche in situazioni come questa. Il mistero che pian piano si manifestava era quello di vedere i due giovani non schiacciati dagli avvenimenti della vita ma sollevati, sempre più abbandonati al Signore, liberi, radiosi anche nella sofferenza. “Il miracolo che raccontiamo – è scritto nel libro che ricorda la sua storia – non è quello di una guarigione, è un altro. E’ una gioia disarmante, semplice e schietta. Un tesoro da scoprire che cambia il male in bene, che allarga il cuore e l’orizzonte”.

Gli ultimi mesi di vita vengono trascorsi in famiglia, con i parenti più stretti ma anche con numerose persone che conoscendo la sua storia andavano a trovarla tornando confortati da lei, che gradualmente veniva indebolita dalla malattia. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno le condizioni peggiorano, nella casa dove si erano trasferiti nell’ultimo periodo arriva padre Vito, viene celebrata l’ultima messa insieme e qualche ora dopo Chiara muore. Muore felice, riesce a dire a suo marito e alla famiglia che gli vuole bene e il 16 giugno migliaia di persone provenienti da tutta Italia raggiungono la Chiesa di Santa Francesca Romana per i suoi funerali, diventati un’occasione di festa invece che di disperazione. Enrico ha letto la lettera che insieme alla moglie avevano scritto per Francesco, loro figlio, ma che può considerarsi un vero testamento spirituale: “Non scoraggiarti mai figlio mio, Dio non toglie mai nulla, se toglie è perché vuole donarti di più. Grazie a Maria e Davide abbiamo smesso di avere paura della morte. Qualsiasi cosa farai avrà senso solo la vedrai in funzione della vita eterna”.