E’ ora di pensare alle future generazioni

Si sente nell’aria il cambiamento dell’umore degli italiani, e si evince dai sondaggi rispetto alla politica urlata, esasperata, portatrice di odio sempre contro qualcuno, che qualcosa di grosso sta avvenendo nelle convinzioni degli italiani. Incominciano a rifiutare le contrapposizioni, incominciano a valutare con realismo le vicende economiche e sociali: insomma si apprestano a vedere con occhi più critici, il disastro pressoché generale che è accaduto negli ultimi lustri in politica.

Dunque si percepisce che siamo entrati in una fase favorevole alla costruzione di un vero cambiamento, nel tempo più volte invocato ma sinora mai avvenuto. In questi ultimi anni, parlando in più occasioni con persone che non si riconoscevano nella confusione esistente in politica, al momento di entrare nel merito della eventuale progettazione di un soggetto politico alternativo al populismo, animato nella proposta da equilibrio e responsabilità, pur affermando di condividere questa esigenza, sconsolati, declinavano l’interesse per questo progetto, adducendo l’argomento che ormai in Italia non c’è più spazio per leadership sostenute da uno stile pacato e dalla proposta meditata e responsabile.

La scena, asserivano, era comunque appannaggio dei populisti o comunque di coloro che in politica si nutrono di colpi di scena, di contrapposizione di litigiosità. Ma penso che il favore popolare di questi ultimi tempi per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dell’ex governatore di Banca d’Italia e Bce Mario Draghi, annuncia che è cambiata la fase. Due persone che non amano le luci della ribalta, adusi a un linguaggio e comportamenti morigerati, dalla proposta economica e sociale fondata è misurata, che non amano le mode del momento: cioè tutto il contrario del 90% dei politici odierni. Questi segni concreti ed evidenti, fanno sperare a momenti migliori per il paese, e ad ambire a una classe dirigente più all’altezza delle sfide odierne.

Per ricordarne alcune, basti riferirsi alla gestione della crisi sanitaria con un paese riunificato; alla promozione delle nostre produzioni industriali e di servizi ed alla loro capacità competitiva per restare saldamente nei mercati; all’uso appropriato e finalizzato delle risorse pubbliche per fortificare la economia e ridurre il debito; alla rifondazione del welfare sostenuto dal binomio indissolubile diritti-doveri, e del fisco da ridurre tagliando la spesa improduttiva e facendo pagare tutti per pagare tutti meno. Mi interessa dire che un programma così chiaro ed elementare, è gestibile solo da Statisti. A tale proposito, è significativo quello che ebbe modo di dire un Cristiano in politica come Alcide De Gasperi nel pieno della sua opera di ricostruzione del paese dalle rovine economiche e morali: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno Statista guarda alla prossima generazione”.