Un lutto improvviso, uno dei più grandi per il mondo dello sport. Non solo del pallone. Diego Armando Maradona, el Pibe, la Mano de Dios, è morto a causa di un arresto cardiocircolatorio. La notizia è stata riferita dal quotidiano argentino “El Clarin”, che riferisce di un malore subito nella casa di Tigre, dove El Diez stava trascorrendo il periodo di convalescenza dopo l’intervento subito qualche settimana fa. Aveva da poco compiuto sessant’anni. Uno shock per il calcio internazionale, ma soprattutto per l’Italia, dove Diego aveva vissuto e segnato indelebilmente la storia della nostra Serie A. Sette stagioni, due scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa italiana e due Coppe Italia. Un palmares mai visto a Napoli, né prima né dopo. Una sfilza di trofei che la città intera riconosce nel volto del suo fenomeno, gioiello di una squadra forse irripetibile.

Maradona, la scalata fra gli déi del calcio

Due vite in una. La prima, bellissima, iniziata dalla sua Lanus e sbocciata fra i campetti dell’Estrella Roja, cresciuta fra i vicoli di Buenos Aires e continuata nelle Cebollitas dell’Argentinos Junior. Da lì, la scalata al cielo: la sua “zurda” incantò con la maglia delle Bichos, poi il sogno del Boca e l’approdo in Europa. Il biennio al Barça, l’impatto con Goikoetxea e la vendetta. Poi il Napoli e l’ingresso nella leggenda. Della città e del pallone, con un doppio scudetto e un trionfo europeo, l’unico ma che va a braccetto col mito. I partenopei lo amano, l’Italia lo pone di fronte ad alcuni dei più grandi fenomeni dell’epoca. Affronta Platini, Falcao, Zico, Rummenigge. E vince, alla guida della creatura di Ferlaino, portandosi a casa il primo campionato italiano giusto un anno dopo aver sollevato da protagonista la Coppa del Mondo. E proprio con la sua Argentina, vestito di un blu che ricordava la notte, levò il suo ultimo grido da calciatore. Al Foxboro Stadium di Boston, ultimo gol in maglia albiceleste. Un grido liberatorio verso le telecamere, terza marcatura dei sudamericani nel 4-0 contro la Grecia. L’ultimo fotogramma, prima della seconda vita.