World Bank, il nome nuovo è Malpass

Sembra in fase di risoluzione il rebus sulla World Bank, con il toto-nomi che sembra orientato a tirar fuori dall'urna quello di David Malpass, funzionario del Dipartimento del Tesoro e visto dai più come la figura alla quale sarà affidato il cambio di passo dell'istituto bancario. Di nomi se ne erano fatti parecchi (addirittura quello di Ivanka Trump) ma, alla fine, sembra che la scelta ricadrà se non sulla famiglia sulla schiera dei più stretti collaboratori del Tycoon. Lo stesso Malpass, non troppo tempo fa, aveva dichiarato che le organizzazioni globali come la Banca Mondiale “sono diventate più grandi e più invadenti” e “la sfida di ridefinirle è diventata urgente e più difficile”. Non una dichiarazione d'intenti ma quasi visto che, nello spazio di qualche giorno, il suo nome è emerso come possibile, anzi, probabile futura guida dell'istituto.

La strategia

Il caos World Bank dovrebbe dunque risolversi in una sorta di rivisitazione da leggere in chiave trumpiana. D'altronde, il cambio di rotta appariva quasi scontato già all'indomani delle improvvise dimissioni di Jim Yong Kim, ex presidente, a ben tre anni dalla naturale scadenza del mandato. Una decisione in cui, in molti, hanno visto una divergenza insanabile con Donald Trump. Gli Stati Uniti sono stati storicamente autorizzati a scegliere il capo della Banca Mondiale, il che non significa che tale privilegio sia ben accetto da tutti, specie nell'ultimo periodo: ecco perché la possibilità di vedere Malpass a capo della W.B. ha fatto storcere il naso a chi ritiene che tale decisione possa conferire una svolta eccessivamente orientata agli Usa. Come riportato da alcuni media, inoltre, Malpass ha guidato i negoziati per un aumento di capitale e un pacchetto di riforme per la Banca Mondiale l'anno scorso, dimostrando di essere già da un pezzo addentro alla questione. Di tempo per decidere ce n'è fino al 14 marzo febbraio, dopodiché le nomination si chiuderanno e si darà il via libera alle elezioni.

Fed netta su Trump

Nel frattempo, la Fed prosegue lo scontro aperto con Trump, dichiarando che continuerà a prendere le sue decisioni di politica monetaria “basandosi solamente su analisi meticolose, oggettive e non politiche”. Un messaggio passato direttamente dalle mani di Jerome Powell a quelle di Donald Trump durante la cena informale alla Casa Bianca, come riportato dalla Fed in una comunicazione a questa successiva. Una presa di posizione piuttosto netta che ricalca quanto ribadito negli ultimi mesi dall'istituto sul fatto che tutte le valutazioni si baseranno su dati economici e sulle prospettive.