Povertà energetica: nel 2021 erano oltre 2,2 le famiglie colpite

La povertà energetica colpisce molti nuclei familiari in difficoltà

rinnovabili
Foto di Matthew Henry su Unsplash

Nel 2021, secondo la Cgia di Mestre, erano 5 milioni le persone che abitavano in case poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno e poco raffrescate d’estate e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici 

Povertà energetica

Sono 2,2 milioni le famiglie italiane in ‘povertà energetica’, pari a 5 milioni di persone che nel 2021 vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi.

Il dato medio nazionale è pari all’8,5%, in crescita dello 0,5% rispetto al 2020. I nuclei familiari più a rischio sono costituiti da un elevato numero di persone, si trovano in condizioni di disagio economico e le abitazioni in cui vivono sono in cattivo stato di conservazione.

La Calabria

A livello territoriale la situazione più critica si verifica in Calabria, dove il 16,7% delle famiglie (composte da 304.675 individui), si trova in condizioni di ‘povertà energetica’. Seguono la Puglia (16,4%), il Molise (16%), la Basilicata (15%) e la Sicilia (14,6%).

Le regioni, invece, meno interessate da questo fenomeno sono la Lombardia (5,3% delle famiglie totali), la Liguria (4,8%) e, in particolar modo, le Marche (4,6%). Lo denuncia l’Ufficio studi della Cgia che ha elaborato i dati ripresi dal Rapporto Oipe 2023.

Shock energetico

Si tratta di risultati che “preoccupano non poco, anche perchè sono certamente sottodimensionati, in quanto riferiti a prima dello shock energetico scoppiato nel nostro Paese a inizio del 2022. Le principali condizioni professionali del capofamiglia che si trovano in ‘povertà energetica‘ sono, in linea di massima, tre: disoccupato, pensionato solo e in molti casi, quando lavora, lo fa come autonomo”, commenta la Cgia per la quale le famiglie più a rischio, soprattutto nel Sud, sono quelle che utilizzano il gas quale principale fonte di riscaldamento. Coloro che invece utilizzano altri combustibili (bombole a gas, pellet, gasolio, legna, kerosene, etc.), presentano valori percentuali di rischio più contenuti.

L’aumento dei costi dell’energia

Sebbene la spesa delle famiglie e delle imprese per le bollette di luce e del gas sia in calo da parecchi mesi, l’incremento dei costi energetici rispetto al periodo pre-Covid rimane ancora molto elevato. Se il prezzo medio del gas naturale nel 2019 era pari a 16 euro/MWh, ad agosto di quest’anno ha toccato i 34 euro/MWh (+112%).

L’energia elettrica, invece, nel 2019 costava mediamente poco più di 52 euro/MWh, il mese scorso ha raggiunto i 112 euro/MWh (+115%). Dopo i picchi raggiunti nell’agosto del 2022, ricorda la Cgia, i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono tornati a scendere. Oggi sono praticamente in linea con quelli che avevamo tra luglio e agosto del 2021.

La preoccupazione delle famiglie italiane

I costi energetici continuano a preoccupare ancora tantissime famiglie, anche alla luce delle scadenze previste entro la fine di questo mese, prosegue la Cgia secondo la quale, se non verranno prorogati gli aiuti messi in campo dal governo Meloni con la legge di bilancio 2023, dal prossimo mese di ottobre avremo un deciso aumento delle bollette e a pagarne il conto saranno soprattutto le famiglie dei lavoratori autonomi.

Nel ricordare che il 70% circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha nè dipendenti nè collaboratori familiari, moltissimi artigiani, tantissimi piccoli commercianti e altrettante partite Iva hanno pagato due volte l’impennata delle bollette di luce e gas verificatasi negli ultimi due anni. La prima come utenti domestici e la seconda come micro imprenditori.

Fonte: Agi