Charlie Gard. Medici inglesi spengono la speranza: “No al trasferimento in Italia”

Nelle ultime ore più di qualche speranza si era accesa nei cuori dei genitori di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una rara malattia genetica e ricoverato presso il Great Ormond Street Hospital.

La disponibilità del Bambino Gesù

Diverse le personalità che si sono mosse in favore della vita del piccolo, ritenuto “inguaribile” dal personale sanitario in cui è ricoverato e in attesa che gli vengano staccate le spine dei macchinari che lo fanno vivere.

A seguito dell’intervento del Papa, attraverso la Sala Stampa della Santa Sede, si era mobilitata concretamente Mariella Enoc, presidente dell’ospedale vaticano Bambino Gesù, dando disponibilità ad “accogliere” il bambino “per il tempo che gli resterà da vivere”.

Il “no” dei medici inglesi

Oggi, nel tardo pomeriggio, è però arrivata la risposta negativa da Londra. “Sono stata contattata dalla mamma di Charlie, una signora molto determinata, che mi ha chiesto di verificare la possibilità che questa cura venga fatta, i nostri medici stanno approfondendo questa possibilità. Però l’ospedale ci ha detto che il board per motivi legali non può trasferire il bambino da noi“. Così Mariella Enoc, come riporta l’Ansa.

Era stato Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ad incaricare il nostro ambasciatore a Londra di comunicare al Great Ormond Street Hospital la disponibilità dell’ospedale romano.

È difficile dire se ci sia o no accanimento terapeutico – ha aggiunto Enoc – mi astengo da ogni giudizio, dico solo che noi possiamo accogliere qui il bambino e accompagnarlo come ci ha chiesto la mamma. Ma il board dell’ospedale di Londra dice che non si può”.

I genitori di Charlie Gard, Chris e Connie, hanno ringraziato l’ospedale pediatrico per la disponibilità. La mamma aveva scritto su Facebook, nelle scorse ore: “Finché lui lotta, noi lottiamo”.

L’intervento di Trump

Anche il presidente Donald Trump aveva dato ieri la disponibilità degli Stati Uniti ad aiutare il bambino: “Se possiamo aiutare il piccolo Charlie Gard, come i nostri amici nel Regno Unito e il Papa, saremmo ben lieti di farlo”.