Cos’è Brunello Cucinelli for Humanity?

L’imprenditore umbro dona tutto l’invenduto dovuto al Covid.

Fonte: ANSA

Brunello Cucinelli, un imprenditore illuminato che non si smentisce. Nato da una famiglia contadina,  in un piccolo borgo in provincia di Perugia. Fonda, nel 1978, una piccola impresa e con la sua visionaria l’idea di colorare il cashmere, conquista il mercato. Attento osservato del mondo fin da ragazzo, ha sviluppato una forte sensibilità nei confronti dei problemi dei lavoratori essendo stato testimone delle sofferte vicende lavorative del padre. Coltiva così  il suo  sogno di un lavoro rispettoso della “dignità morale ed economica dell’uomo”.

La scelta del Brunello Cucinelli for Humanity

Uno dei maggiori problemi causati dal Coronavirus, nel mondo della moda è quello dei prodotti rimasti invenduti. È un tema rilevante per la moda, dato che vive di continui cambiamenti. Le aziende stanno valutando cosa farne. Se metterli sul mercato lo stesso anche se non più attuali. Oppure svenderli o distruggerli come fece in altri tempi Burberry per mantenere il posizionamento del marchio. Cucinelli, invece, ha deciso di donare 30 milioni di euro di capi di abbigliamento che a causa dell’epidemia non sono stati venduti. Gli abiti per l’occasione saranno etichettati «Brunello Cucinelli for Humanity».
Si occuperà della distribuzione un comitato costituito per l’occasione e di cui fa parte l’intera famiglia Cucinelli: Brunello con la moglie Federica e le figlie Camilla e Carolina con i rispettivi mariti, uno dei quali, Riccardo Stefanelli, è amministratore delegato per l’area prodotto e operations. Inoltre, fanno parte del comitato anche quattro componenti esterni, tra i quali Luca Lisandroni, l’altro amministratore delegato, arrivato quattro anni fa da Luxottica, che si occupa della gestione dei mercati.

Le parole di Cucinelli

L’imprenditore ha dichiarato: “ Il progetto a sostegno dell’umanità. Il riutilizzo del nuovo. Questo è il pensiero che ci ha guidati (…)”. E ha aggiunto: “abbiamo sentito il desiderio di far dono all’umanità di quei capi di abbigliamento che a causa dell’interruzione temporanea delle vendite si trovano ancora nelle nostre boutique. Il loro valore di manifattura, di stile e commerciale e lo stesso, ma il loro significato è fortemente aumentato, perché ora diventano segno sensibile del nuovo modo di pensare il capitalismo che noi prediligiamo, e che vede nell’armonia tra profitto e dono uno dei suoi momenti umanistici più significativi. Tali capi li abbiamo considerati una sorta di “amabile risorsa” per l’umanità, quindi vorremmo immaginare questa scelta come un investimento per il futuro della nostra impresa nel grande progetto di “vivere e lavorare in armonia con il creato”.  Ha poi concluso affermando: “Credo in un’impresa umanistica: un’impresa che risponda nella forma più nobile a tutte le regole di etica che l’uomo ha definito nel corso dei secoli”.