L’ultima manovra di un governo deludente

Il Fondo monetario internazionale ha confermato che la economia italiana crescerà dell’1,5% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018. In questa situazione i pochi sgravi fiscali per le assunzioni dei giovani a cosa serviranno? Non a caso Repubblica l’ha definita una “manovrina”.

Per un Paese che dopo 6 anni di governi non eletti è al penultimo posto in Europa per tasso di crescita, ai primi posti per disoccupazione e che ha aumentato in questi anni il suo Debito Pubblico di ben 450 miliardi, occorreva ben altra legge di Bilancio.

Mantenere i 67 anni come età pensionabilesignifica confermare il tappo alle assunzioni di giovani. Nelle stesso tempo non si interviene sulle pensioni minime (da fame), misura che rilancerebbe i consumi.

La riduzione prevista della spesa pubblica è modesta e, oltretutto, bisognerà vedere se sarà attuata, considerati i tanti proclami sulla “spending review” degli ultimi anni, poche volte seguiti da tagli effettivi.

Nel programma elettorale 2013 del centrodestra si parlava di un taglio della spesa pubblica improduttiva del 2%, valore equivalente a 16 miliardi l’anno, che potrebbero essere usati per ridurre la pressione fiscale per un importo pari. Era una proposta che avrebbe rilanciato l’economia e il lavoro ma i governi a guida Pd si sin ben guardati dal metterla in atto.

La manovra contiene poi delle misure senza senso. Esclude ad esempio l’acquisto dei mezzi pesanti dal super ammortamento dimenticando che per i trasportatori il tir ha la stessa funzione che ha un tornio per una azienda meccanica. Il tornio si, il tir no. E’ la conferma che a sinistra non si capisce l’importanza dei trasporti per la economia del nostro Paese. Noi proporremo sicuramente un emendamento per correggere questo grave errore.

Con questa legge di Bilancio si chiude una legislatura molto deludente in cui gli esecutivi guidati dal Pd non hanno saputo rilanciare con forza un Paese massacrato dalle manovre lacrime e sangue dei tecnici. Di certo molto delusi saranno quei moderati che si sono lasciati incantare dalla Lista Monti per poi vedere i loro parlamentari appoggiare un governo di sinistra e poi sparpagliarsi in altri gruppi di Camera e Senato.