L'Ue: “Israele riveda le sue decisioni”

L'Ue ha chiesto a Israele chiarimenti e ha comunicato “l'aspettativa che esse riveda le decisioni” sui nuovi insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme est “che sono dannose per gli sforzi in corso verso significativi negoziati di pace”. Lo ha dichiarato la portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera, specificando che “la posizione della Ue sulla costruzione di insediamenti israeliani e le attività correlate, compresi i recenti sgomberi a Gerusalemme est ed i piani che portano al trasferimento forzoso delle comunità beduine in Cisgiordania, è chiara e non è cambiata: tutte le attività di insediamento sono illegali per la legge internazionale e minano la possibilità di realizzare la soluzione dei due stati e le prospettive di pace duratura“.

Nella dichiarazione della portavoce di Federica Mogherini, è inoltre espressamente indicato che “questa settimana le autorità israeliane hanno promosso ulteriori piani, appalti e permessi per migliaia di insediamenti in Cisgiordania compreso, per la prima volta dal 2002, nel cuore di Hebron. Abbiamo visto anche rapporti sull'inizio di lavori di costruzione del primo nuovo insediamento in 20 anni, Amihai, e l'inizio di lavori di movimento terra nella sensibile area di Givat Hamatos a Gersualemme Est, dove l'ulteriore costruzione di insediamenti metterebbe ulteriormente a repentaglio la contiguità e la fattibilità di un futuro stato palestinese”.

La Ue, conclude la dichiarazione della portavoce, “continuerà ad impegnarsi con entrambe le parti e con i suoi partner regionali ed internazionali, anche nel Quartetto, a sostegno della ripresa di un significativo processo verso una soluzione negoziata dei due stati, unica via fattibile e realistica per rispettare le legittime aspirazioni di entrambe le parti”.

In Cisgiordania, fra l'altro, reparti dell'esercito israeliano hanno fatto irruzione nelle sedi di diversi media palestinesi, confiscando materiale, compiendo due arresti e chiudendo alcuni uffici. Le operazioni, ha precisato un portavoce, sono avvenute simultaneamente a Hebron, Betlemme, Ramallah e Nablus e si sono rese necessarie per mettere fine alla divulgazione di “messaggi che incitavano contro Israele“. Fonti palestinesi aggiungono che in particolare i soldati hanno fatto irruzione nelle sedi delle emittenti televisive al-Quds e al-Aqsa e negli uffici di produzione Trans-Media e Pal-Media che garantiscono trasmissioni via satellite.