Prostituzione. Nardella: “Vi racconto il modello Firenze”

Carcere fino a tre mesi o una multa fino a 206 euro per i clienti delle prostitute. Queste le sanzioni previste da un’ordinanza firmata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, entrata in vigore il 15 settembre scorso.

È sufficiente che i vigili, in divisa o in borghese, accertino una richiesta di prestazione sessuale per far scattare le manette o la pena pecuniaria. Il provvedimento ha innescato un vespaio di polemiche. C’è chi plaude al pugno di ferro contro degrado e sfruttamento sessuale e chi critica una scelta definita di inutile proibizionismo.

A due settimane dall’attuazione dell’ordinanza, l’assessore alla polizia municipale di Firenze ha fatto il punto in Consiglio comunale. A margine del dibattito in aula e alla vigilia del convegno della Cisl di Brescia sul tema, durante il quale interverrà anche il direttore di In Terris don Aldo Buonaiuto, ne abbiamo parlato con il sindaco Nardella.

Sindaco, come procede l’applicazione della nuova norma?
“Abbiamo cominciato a riscontrare effetti molto positivi. Ci sono meno ragazze sui marciapiedi: una riduzione di circa il quaranta per cento del fenomeno in certe zone periferiche. È ovvio che non basta, l’ordinanza è solo uno degli strumenti che si possono mettere in campo. Ma se questa nuova misura serve a salvare la dignità anche di una sola donna, è già un successo”.

Cosa risponde a quei sindaci dei Comuni limitrofi a Firenze i quali hanno lamentato che l’ordinanza sposterebbe le prostitute nei loro territori?
“Soltanto pochi sindaci si sono lamentati. Comunque c’è un modo per risolvere la questione: replicare la nostra ordinanza nelle altre amministrazioni. Del resto più questa norma viene diffusa, più si avranno effetti non solo a difesa della dignità delle donne, ma anche al contrasto della malavita”.

Avete ricevuto richieste di informazioni da Comuni che vogliono imitare Firenze?
“Abbiamo ricevuto molte richieste: da Agrigento a Padova, passando per Pisa e Rimini. E alcuni Comuni dell’area metropolitana fiorentina hanno cominciato ad adottare norme analoghe. Sono fiducioso che Firenze possa costituire un modello che mette al centro la dignità della donna e che rompe un’ipocrisia diffusa nel nostro Paese: mi chiedo come mai in Italia ci sia una giusta indignazione quando si registra uno stupro, ma non quando ad essere violentate e sfruttate come oggetti sono le migliaia di ragazze costrette a prostituirsi sui marciapiedi”.

I detrattori di questa ordinanza le ricordano che la prostituzione non è reato nell’ordinamento giuridico italiano…
“La nostra ordinanza si basa sul nuovo decreto sicurezza del ministro Minniti, che consente ai sindaci di contribuire alla lotta alla tratta delle donne e allo sfruttamento della prostituzione. Questi due sono reati gravissimi, nonché attività molto remunerative della criminalità organizzata italiana e straniera. Quindi da oggi, non solo le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine possono contrastare questi fenomeni, ma anche i sindaci possono dare il loro contributo attraverso le sanzioni ai clienti”.

Un dibattito su questo tema in Parlamento potrebbe innescare anche quello sulla riapertura delle case chiuse?
“Non c’è nulla a che vedere tra la nostra ordinanza e le case chiuse. Qui non parliamo di donne che si prostituiscono volontariamente, ma di ragazze strappate al loro Paese d’origine con la violenza e con il ricatto, che vengono schiavizzate, picchiate, violentate, trasformate in oggetti e gettate sui marciapiedi delle nostre città per dieci, venti euro. La nostra battaglia vuole contrastare la miseria umana e sociale che inonda le periferie delle città italiane: è una questione che ha la priorità rispetto a quella della prostituzione volontaria. Da troppi anni la politica nazionale organizza convegni e dibattiti discutendo di questo tema senza mai giungere a una soluzione. Se il Parlamento, nella prossima legislatura, tornasse ad analizzare seriamente il problema, sarebbe un bene per l’Italia”.

A tal proposito, esiste una campagna promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII intitolata “Questo è il mio corpo”, che chiede l’approvazione di una legge per punire il cliente dello sfruttamento sessuale…
“Conosco l’iniziativa ed ho approfondito anche il cosiddetto ‘modello nordico’ a cui la proposta di legge in questione si ispira. Esso ha prodotto buoni risultati in Svezia, come anche in Francia. Credo che lo sfruttamento di donne, tanto più se sono minorenni, come sempre più spesso accade, vada contrastato in ogni misura, inclusa la multa ai clienti”.

Molte personalità sono intervenute a proposito della vostra ordinanza. Tra costoro anche Vittorio Sgarbi, che ha sottolineato che chi va a prostitute “va compatito, non perseguito”…
“Qualunque libertà non può mai travalicare i confini della dignità umana, non c’è giustificazione dietro la commercializzazione del corpo di una donna schiavizzata”.

C’è chi ha criticato questa ordinanza, definendola di “pulizia moralista” ed asserendo che non combatte la tratta ma la rende più invisibile e dunque meno contrastabile. Cosa ne pensa?
“Sono circondato da realtà che mi dicono che ci vogliono altre soluzioni. Le dico con franchezza che il ‘benaltrismo’ è il primo nemico della ricerca di soluzioni concrete. Se qualcuno ha ricette migliori, si faccia avanti. Noi non abbiamo alcuna pretesa di moralizzazione né di mettere in campo una soluzione definitiva e completa, facciamo solo il nostro dovere provando a contrastare un fenomeno rispetto al quale in troppi girano la testa dall’altra parte”.