Arabia Saudita: basta feste di compleanno, “l’Islam non le promuove”

Divieto di festeggiare il compleanno. Questa la fatwa lanciata nella sua trasmissione televisiva da un religioso consigliere della casa reale saudita e membro della più alta istanza religiosa dell’Arabia Saudita.

Impedire spese superflue

Il divieto va osservato in ogni caso, anche se non si consumano pasti a base di maiale e non si beve vino, due prodotti messi al bando dalla religione islamica. Secondo Abdullah al-Mutlaq – riferiscono i media locali – il divieto, che intende impedire spese superflue, vale anche per le feste di compleanno dei bambini.

“La gente non ha tanti soldi da spendereper questo genere di cose – ha affermato – Sono cose che non portano nessun beneficio, l’Islam non le promuove e possono portare le famiglie alla povertà”.

Le reazioni sui social

Non tutti sui social network hanno criticato la fatwa del capo religioso saudita. In molti, infatti, l’hanno apprezzata come un messaggio a favore della frugalità e del risparmio. Curioso, tuttavia, che nessuno di essi abbia considerato che il compleanno può essere festeggiato anche senza dover spendere molto denaro.

Le maggiori critiche, invece, sono state rivolte all’Arabia Saudita e ai suoi regnanti, giudicati incapaci di garantire a tutti la possibilità di affrontare anche spese minime,nonostante le ingenti ricchezze petrolifere.

Arabia Saudita in crisi

Ma la crisi economica internazionale ha colpito anche il mercato del greggio e i Paesi produttori. Per far fronte alla recessione, Ryad sta prendendo in considerazione l’eliminazione delle sovvenzioni per benzina e combustibile. Secondo una fonte vicina ad Arabian Business, l’aumento sarebbe dell’80% per la benzina a 91 ottani arrivando a costare 1,35 riyals ovvero 0,36 centesimi al litro.

E secondo alcuni dati ripresi da media italiani, circa un quarto dei 20 milioni di sauditi vive in stato di povertà e non riceve alcun beneficio dalle lucrose vendite di petrolio. La fatwa rischia quindi di alimentare un malcontento rispetto all’iniquità del Paese del Golfo.